Covid: stessi contagi, un decimo dei morti. Un anno dopo il virus cambia volto

Rispetto al 2020 calano drasticamente anche i ricoveri e i pazienti in terapia intensiva. Merito dei vaccini

Per guardare avanti con ottimismo ragionato a volte è utile voltarsi indietro sfidando il torcicollo. La fotografia dell’Italia odierna propone una realtà ancora complessa, ma infinitamente meno grave e problematica rispetto a un anno fa: allora c’era un Paese sospeso tra decessi record (tra 600 e 900 al giorno), vaccini realizzati ma non ancora approvati dall’Ema, ultimi spasmi di governo (Giuseppe Conte in asfissia sotto la pressione di Matteo Renzi), evidenti forzature istituzionali (come l’ipotesi di una Fondazione sulla cybersicurezza sotto lo stretto controllo del premier), persino lutti nazionalcalcistici come la scomparsa di Paolo Rossi uomo simbolo del Mundial 1982.

La tendenza dei ricoveri e dei decessi legati al Covid
La tendenza dei ricoveri e dei decessi legati al Covid

L’esercizio retrospettivo offre ricordi che sembrano remoti. Invece datano appena 365 giorni. Carta canta: il 13 dicembre 2020 la notizia di prima pagina è che il V-day di apertura della campagna vaccinale sarà tra l’11 gennaio e il 15 gennaio 2021. A comunicare la scelta di accelerazione europea, con probabile giorno comune di avvio delle somministrazioni in tutta la Ue, è il commissario straordinario Domenico Arcuri. Sì, proprio lui: il debordante e criticato manager insediato al volante della struttura d’emergenza (poi sostituito a marzo 2021, per volontà del neo premier Mario Draghi, dal generale Francesco Paolo Figliuolo). Arcuri è nel pieno dei poteri. Ha un’intesa perfetta con il ministro della Salute Roberto Speranza (’sopravvissuto’ a quella stagione) e con il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia (oggi semplice parlamentare dem). La tabella consegnata da Arcuri ai presidenti delle Regioni – ai quali chiede di indicare pro quota, entro 24 ore, i 291 centri vaccinali refrigerati dove stoccare le dosi – promette 1.874.232 inoculazioni nel mese di gennaio. Di più è impossibile prevedere. Perché, in assenza di certezze sulle successive forniture, una parte dei sieri va accantonata per garantire la seconda dose ai battistrada della campagna.

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Il 13 dicembre 2020 i morti per Covid, secondo l’ultimo bollettino pubblicato, sono 649. Quelli di ieri, 12 dicembre 2021, sono 66: quasi 10 volte di meno. E addirittura fino a 15 volte di meno allargando il raffronto ai 14 giorni dal 27 novembre all’11 dicembre 2020, con una serie impressionante di decessi: fino a 993 al giorno. Il confronto tra le due stagioni illumina altri spunti. I nuovi contagi censiti sono – curiosamente – pressoché identici: 19.903 un anno fa, 19.215 ieri. Ma è un’illusione ottica. Perché i tamponi effettuati in quei giorni sotto la gestione Arcuri sono attorno a 200mila, mentre i test processati nelle ultime 24 ore sono 501.815. Il risultato è una netta divaricazione del rapporto positivitamponi: oggi al 3,8% contro il 10,7% di un anno fa. Percentuale che rivela una platea reale di contagi – a metà dicembre 2020 – ben più estesa di quella diagnosticata dai test.

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Anche i ricoverati in terapia intensiva seguono il trend: oggi sono 829 contro 3.199. Stessa dinamica per gli ospedalizzati in area medica con sintomi: 5.855 contro 28.066. I dimessiguariti di giornata sono 8.151 contro 24.728 di un anno fa. L’esame dei numeri conferma l’inequivocabile attività anti-virale impressa dalla vaccinazione. Nel 2020 il virus spadroneggiava. Oggi, con la crescente riduzione dell’area No vax, la somministrazione delle terze dosi e l’imminente apertura della campagna alla fascia 5-11 anni, la situazione è di tutt’altro segno.

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La comparazione evidenzia anche progressi legislativi. A metà dicembre 2020 la politica dibatte le deroghe alle restrizioni della mobilità varate dal fresco Dpcm di inizio mese. Un’Italia coloratissima ragiona e si accapiglia sulla possibilità di piccoli spostamenti a Natale, di assistenza a genitori anziani e non autosufficienti residenti in altri Comuni, di seconde case raggiungibili prima che sia troppo tardi. Oggi, in virtù dell’ultimo provvedimento del governo, tutto appare pianificato – forse con eccesso di fiducia – già fino al 15 gennaio 2022, compreso lo sci natalizio assurto a diritto para-costituzionale. Troppo entusiasmo? Forse sì. Ma un anno fa si stava peggio. Meglio ricordarselo, insieme alla mascherina.