Mercoledì 24 Aprile 2024

Il figlio del ministro Tria imbarcato su Mare Jonio, soccorre migranti

E' tra gli skipper impegnati nelle missioni in mare. Mediterranea saving humans: "Uno di noi. Non importa di chi è parente"

Stefano Tria in barca a vela

Stefano Tria in barca a vela

Roma, 4 aprile 2019 - Il curriculum: laureato in cinema, per anni operatore di ripresa, «dal 1999 naviga su barche d’altura». Segni particolari: il papà è il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Fin qui nulla di strano. Però il giovane Stefano Tria, forse, darà un piccolo dispiacere al padre, o almeno un po’ di imbarazzo. Perché c’era anche Stefano nel team della nave Mare Jonio che lo scorso 19 marzo è approdata a Lampedusa con a bordo 48 migranti soccorsi al largo della Libia. Già il clima intorno al ministro non è dei più sereni, ci manca pure un altro pretesto per innervosire i colleghi di governo. Tipo Matteo Salvini. Che infatti definì Mare Jonio «la nave dei centri sociali».

La presenza di Tria junior era stata adombrata da La Verità («Non leggo certi giornali», la replica stizzita del disubbidiente Luca Casarini), ma l’ha confermata l’ong Mediterranea saving humans: «Stefano Tria è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore». E poi: «Non ci siamo mai posti il problema di chi ognuno di noi sia figlio o parente, ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile».

Come d’altra parte nessuno si è mai posto il problema che Veronica Padoan, figlia del predecessore di Tria, scendesse in piazza per criticare – da sinistra – il governo di cui il padre era autorevolissimo esponente. Né Graziano Delrio, pezzo da novanta dell’era Letta-Renzi-Gentiloni, poteva far altro che sopportare in silenzio gli attacchi del figlio Michele, turbo-renziano, contro il fu governo Letta. In certi casi, i papà non stanno sereni.