Stefano Cucchi, otto carabinieri rischiano processo per depistaggi

La procura di Roma ha chiuso le indagini, atto che precede solitamente la richiesta di rinvio a giudizio

L'avvocato della famiglia Cucchi durante il processo d'appello (Ansa)

L'avvocato della famiglia Cucchi durante il processo d'appello (Ansa)

Roma, 19 marzo 2019 - La Procura di Roma ha chiuso l'indagine sui presunti depistaggi relativi alla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni morto il 22 ottobre 2009 sei giorni dopo essere stato arrestato per droga. Rischiano di finire sotto processo otto carabinieri tra cui il generale Alessandro Casarsa (all'epoca dei fatti capo del Gruppo Roma) e il colonnello Lorenzo Sabatino (ex capo del nucleo operativo di Roma). Secondo quanto scrive la procura infatti partì dall'allora comandante Casarsa l'input di modificare due annotazioni di servizio relative allo stato di salute di Cucchi.

L'atto di chiusura delle indagini, atto che precede solitamente la richiesta di rinvio a giudizio, riguarda anche Francesco Cavallo (all'epoca dei fatti tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma), Luciano Soligo (all'epoca maggiore e comandante della Compagnia Montesacro), Massiliano Colombo Labriola (all'epoca comandante della stazione di Tor Sapienza), Francesco Di Sano (all'epoca in servizio a Tor Sapienza), Tiziano Testarmata (comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo) e il carabiniere Luca De Cianni. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia. 

"CATENA DI FALSI SULLA SALUTE DI CUCCHI" - Secondo quanto scrivono il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Giovanni Musarò gli indagati "avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi", arrestato dai carabinieri di Roma Appia e portato nelle celle di sicurezza di Tor Sapienza, tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Per l'accusa il falso fu confezionato "con l'aggravante di volere procurare l'impunità dei carabinieri della stazione Appia responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determinarono il decesso".

Per allontanare i sospetti e garantire "l'impunità dei carabinieri della stazione Appia", secondo la Procura di Roma, fu redatta una seconda nota sullo stato di salute di Stefano Cucchi, con la data truccata del 26 ottobre, nella quale si attestava falsamente che "Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura fredda/umida che per la rigidità della tavola del letto ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata per la sua accentuata magrezza omettendo ogni riferimento alle difficoltà di deambulare accusate da Cucchi". Dunque dolori causati dal letto, dal freddo e dalla magrezza, secondo i carabinieri. 

Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, poi, gli ufficiali Sabatino e Testarmata, delegati dalla Procura nel novembre del 2015 ad acquisire una serie di documenti, hanno "omesso di presentare denuncia", pur avendo accertato che le due annotazioni sullo stato di salute di Cucchi erano false.

ILARIA CUCCHI - "In questi momenti di difficoltà emotiva per la nostra famiglia è di conforto sapere che coloro che ci hanno provocato questi anni di sofferenza in processi sbagliati verranno chiamati a rispondere delle loro responsabilità. È un'enorme vittoria per la nostra famiglia e la nostra giustizia", commenta Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.