Giovedì 18 Aprile 2024

Stavano comodamente seduti a casa. Ma i soldi delle trasferte arrivavano puntuali

Lo scandalo della delibera del consiglio regionale toscano che assicurava ai consiglieri regionali i rimborsi durante il lockdown. Smascherati accampano scuse per non restituirli. Così Rossi e Giani sono stati costretti a pignorare gli stipendi futuri.

Enrico Rossi

Enrico Rossi

di Luigi Caroppo

Il problema morale e di portafoglio era stato sollevato anche formalmente. Impossibile non sapere che nelle voci variabili dello stipendio c’erano anche i consueti "bonus trasferte". Eppure i soldi sono stati accreditati anche durante i due mesi e mezzo di lockdown durante i quali, dal 26 febbraio al 14 maggio non si sono svolte riunioni del Consiglio regionale toscano a Palazzo Panciatichi a Firenze.

LE DISPOSIZIONI

La Regione Toscana aveva disposto con legge ad hoc (gennaio 2009) il rimborso forfettario delle trasferte. Non più scontrini a piè di lista ma un tot per spese di lavoro e per i trasferimenti dal luogo di residenza a Firenze in base alla distanza chilometrica (ma anche coloro che risiedono entro 20 chilometri ne godono per circa 300 euro al mese).

CORTE DEI CONTI

La giustizia contabile toscana ha acceso i riflettori d’ufficio sul caso. Vuole vedere quale danno la Regione Toscana ha prodotto a se stessa. Sia per le trasferte pagate e non fatte e sia sul perché i bonus trasferte sono pagati anche a chi vive a Firenze.

L’INIZIO DELLA BUFERA

È il 20 marzo quando il Movimento Cinque Stelle solleva il problema nella riunione dei capigruppo regionali. Giacomo Giannarelli, Andrea Quartini e Irene Galletti hanno messo da parte già un tesoretto tagliato dagli stipendi e chiedono che tutti partecipino quanto meno rinunciando al bonus trasferte.

"Poche chiacchiere, più fatti" sottolinea Galletti, candidata presidente alla Regione. I rimborsi chilometrici al mese valgono circa 37mila euro per i 41 consiglieri, sottolinea il M 5Stelle. Oltre 80mila euro per i due mesi di stop dei trasferimenti.

LA LEGGE NON CAMBIA

Non basta la buona volontà però. La legge non viene modificata e ci si affida al buonsenso, che poi non si esprimerà, salvo rari casi. Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani (anche candidato per il centrosinistra a governatore) opta per l’appello. Fa preparare una circolare con le istruzioni per le donazioni a Estar, la centrale acquisti della Toscana per la sanità "ma ognuno può muoversi come meglio crede - dice - se vuole devolvere il gettone alle strutture del territorio". Paolo Marcheschi, consigliere di Fratelli d’Italia contesta: "Il gesto, anziché lasciato alla liberalità dei singoli sarebbe più importante se proposto e condiviso da tutti i componenti dell’assemblea consiliare". Parole al vento.

LA DELIBERA

L’ufficio di presidenza del Consiglio regionale prepara la delibera il 25 marzo per regolamentare le riunioni da ’remoto’. Nell’allegato A si confermano le disposizione di legge (compresi i bonus trasferta). Successivamente un’altra delibera, del 4 maggio, conferma l’organizzazione delle sedute del Consiglio. Nessun accenno ai rimborsi.

IL CASO NAZIONALE

I bonus non dovuti scatenano polemiche a bizzeffe. Il caso Toscana diventa l’esempio di sprechi in tempi di crisi post coronavirus. Si cerca di correre ai ripari. Giani annuncia lunedì scorso a Qn che darà quindici giorni a tutti i consiglieri perché devolvano soldi in beneficenza. E comunque li tutela: "La legge non è stata modificata".

PIOVONO BONIFICI

La capogruppo Elisa Montemagni della Lega a nome anche dei colleghi del Carroccio rende noto l’accredito a un ospedale toscano, Serena Spinelli (Mdp) fa un comunicato ad hoc. Bonifici anche da Marco Stella (FI). Il Pd, in imbarazzo, fa preparare una scheda di autodichiarazione.

LA VIA DI USCITA

Giovedì in aula proposta di legge Giani e governatore Rossi: saranno trattenuti i bonus trasferte corrisposti durante il lockdown "con atto di devoluzione".