Mercoledì 24 Aprile 2024

Statua bomba, Darya parla "Dovevo fuggire a Kiev"

L’attentatrice interrogata ora è in arresto: "In Ucraina avrei fatto la giornalista"

Statua bomba,  Darya parla  "Dovevo fuggire a Kiev"

Statua bomba, Darya parla "Dovevo fuggire a Kiev"

La consegna della statuetta che poi è esplosa in un caffè di San Pietroburgo domenica uccidendo il giornalista Vladlen Tatarsky era una prova che

Darya Trepova doveva sostenere per poter essere trasferita a Kiev e lavorare come giornalista in una testata locale. È quanto emerge dall’interrogatorio a cui è stata sottoposta dopo l’arresto, secondo quanto riferisce Fontanka. Attraverso un canale Telegram la 26enne ha detto di essere venuta a contatto con un non meglio precisato attivista che le avrebbe promesso appunto di farla trasferire in Ucraina per lavorare come giornalista. Prima però doveva sottoporsi ad alcune prove per dimostrare che era in grado di "combattere la propaganda russa". La prima prova è stata quella di incontrare Tatarsky in una libreria di San Pietroburgo, dove ha realizzato un servizio completo di fotografie. Successivamente le è stato ordinato di andare a Mosca per ricevere un oggetto. Qui un tassista, che probabilmente agiva come corriere inconsapevole, le avrebbe consegnato la statuetta. Tornata a San Pietroburgo, la Trepova ha ricevuto un nuovo ordine: andare ad incontrare domenica Tatarsky nel caffè dove aveva in programma una conferenza e consegnargli la statuetta come regalo. Quando gli investigatori le hanno chiesto se sapeva che la statuetta fosse in realtà una bomba, la Trepova avrebbe risposto: "Non me l’hanno detto di preciso". Per poi aggiungere: "Mi hanno incastrata". Una Corte di Mosca ieri ha tramutato in arresto, almeno fino al 2 giugno, il fermo di Darya Trepova.

Nel frattempo l’Esercito repubblicano nazionale, un gruppo creato dai ribelli russi che si oppongono al Cremlino, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato. E l’ex preisdente russo Dmitri Medvedev ha tuonato: "Non si negozia con i terroristi. Vanno sterminati come cani rabbiosi".