Giovedì 18 Aprile 2024

Stangata bollette, primo test per Giorgia Meloni

La sfida dei costi per le famiglie preoccupa la leader di FdI più del toto-ministri. L’Italia è messa peggio di tutti, Francia e Germania si muovono da sole

Giorgia Meloni esce dall’auto per entrare alla Camera

Giorgia Meloni esce dall’auto per entrare alla Camera

Roma - A sei giorni dal voto, le elezioni sembrano lontanissime. Le Camere si riuniranno il 13 ottobre per nominare i rispettivi presidenti, il capo dello Stato avvierà subito dopo le consultazioni e il primo obiettivo di Giorgia Meloni è di farsi trovare con un governo pronto.

Ma la leader di Fratelli d’Italia ha rivestito immediatamente il ruolo di candidata a palazzo Chigi in un modo che non ha precedenti nella storia repubblicana. Niente festeggiamenti per la vittoria. Mai successo. Nessuna intervista. Idem. Pochi e meditati messaggi via social, come quelli di ieri contro l’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine e l’appello all’opposizione per dimenticare i miasmi della campagna elettorale perché "questo è il tempo della responsabilità".

Se c’è qualcosa che turba il sonno della Meloni non è la formazione del governo, ma il costo delle bollette. È realistico aspettarsi per la fine del mese – a far prestissimo – la fiducia delle Camere e la pienezza operativa del nuovo governo. E in questo mese? Arriverà dal Consiglio europeo della prossima settimana (l’ultimo di Draghi) una decisione sul tetto al prezzo del gas, auspicata ieri anche al vertice sull’Energia? La Germania ha forti alleati, c’è poco da sperare. L’Italia è messa peggio di tutti. Favoriti dal loro isolamento energetico rispetto al gas russo e alla forte presenza di energie rinnovabili, dalla primavera scorsa spagnoli e portoghesi hanno avuto il permesso dall’Une e agire di testa propria e pagano il gas meno della metà di noi. Il resto lo mette lo Stato.

In Francia si son portati avanti fin da febbraio. Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire twittò: "In Spagna la bolletta elettrica aumenterà del 71 per cento, in Italia del 129 per cento. In Francia del 4 per cento". Alla vigilia delle elezioni, Macron ha rovinato la società elettrica francese (controllata dallo Stato, ma quotata in Borsa). Ma tant’è. Per proteggere i francesi, il governo ha successivamente messo sul piatto 80 miliardi. Nessuno in Europa s’aspettava il colpo dei tedeschi: 200 miliardi per ridurre le bollette. Su Scholz sono piovute maledizioni d’ogni genere, anche perché senza un tetto alla speculazione il problema è irrisolto. Se l’Europa non scinderà il prezzo del gas da quello elettrico – la speculazione nasce qui – Giorgia Meloni mi disse alla vigilia delle elezioni che avrebbe provveduto da sola. Ma potrà farlo solo tra un mese.

E fino ad allora? Francia e Germania si sono messe d’accordo per incamerare i superprofitti energetici. Perché da noi ci si prova inutilmente? E intanto, perché non rateizzare seriamente il pagamento delle bollette per evitare o che non vengano pagate o che mandino in rovina aziende e famiglie?