Roma, nuovo stadio nel mirino. Nove arresti, anche politici e imprenditori

Inchiesta su presunta corruzione. All'alba il blitz: ai domiciliari Luca Lanzalone, presidente di Acea; manette per Adriano Palozzi di Fi e per gli imprenditori Luca Parnasi e Gaetano Papalia. 27 indagati, tra cui il capogruppo M5S al Campidoglio. La Procura: "La Roma non c'entra"

Un rendering del progetto dello stadio a Tor di Valle (Ansa)

Un rendering del progetto dello stadio a Tor di Valle (Ansa)

Roma, 13 giugno 2018  - Ci sono politici e imprenditori tra i nove arrestati dai carabinieri nell'ambito delle indagini sul nuovo stadio della Roma. Il blitz (l'operazione è denominata "Rinascimento") è scattato alle prime ore dell'alba ed è stato condotto dai militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale capitolino. Sei persone sono finite in carcere e tre ai domiciliari. In tutto ci sono 27 indagati nell'inchiesta su una presunta corruzione nell'ambito della variante del progetto licenziato nel febbraio dello scorso anno col taglio del 50% delle cubature rispetto al progetto iniziale. 

Tra gli arrestati spunta il nome di Luca Lanzalone, presidente di Acea, che in altra veste ha seguito il dossier sulla struttura che dovrebbe sorgere nella zona di Tor di Valle, per lui i domiciliari. Fu proprio Lanzalone nel 2017 a seguire per la giunta Raggi la trattativa andata avanti due mesi. Lanzalone, tra il gennaio e il febbraio del 2017, come consulente per M5S portò avanti per lo stadio giallorosso una mediazione con l'amministrazione comunale e la Eurnova, la società dell'imprenditore Luca Parnasi (anche lui arrestato, e perquisiti gli uffici della società) che acquistò i terreni dell'ippodromo di Tor di Valle dalla società Sais della famiglia Papalia, là dove sarebbe dovuta sorgere la nuova struttura sportiva. Dalla mediazione ne scaturì la modifica del primo progetto con una riduzione delle cubature degli immobili "extra stadio" e la cancellazione delle due torri del grattacielo. "Sono vittima di questa vicenda" ha invece ripetuto l'imprenditore Gaetano Papalia (già sotto processo), che insieme al fratello Umberto, ha venduto i terreni di Tor di Valle indicati per far sorgere lo stadio della Roma. 

ARRESTI E  INDAGATI - Tra gli indagati c'è Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Campidoglio. Anche Ferrara aveva seguito, con Lanzalone, la trattativa del 2017 che portò alla modifica del primo progetto. Indagato anche Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia in Campidoglio. A Bordoni sarebbe stata promessa, secondo gli investigatori, una somma in contante. Invece Mauro Vaglio, presidente dell'Ordine degli avvocati della capitale, è sotto indagine perché gli viene contestato di "aver compilato la fattura per operazioni oggettivamente inesistenti" per consentire alla società Eurnova o ad altre società del gruppo Parnasi di "evadere le imposte sui redditi".

In manette invece il vice presidente del Consiglio regione Lazio, eletto nelle liste di Forza Italia, Adriano Palozzi. E i domiciliari per Michele Civita, consigliere regionale Pd ed ex assessore con delega all'Urbanistica.

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INTERCETTAZIONE - "TUOI CANDIDATI SONO PASSATI - "Quelli nostri... tuoi... so passati". Così uno degli arrestati si sarebbe rivolto all'imprenditore Luca Parnasi parlando dei risultati delle ultime elezioni. L'imprenditore avrebbe risposto perentorio, secondo gli inquirenti temendo di essere intercettato, "Non c'ho nessuno... non c'ho nessuno". Per gli investigatori sarebbe Parnasi il dominus dell'organizzazione. Nell'ordinanza di custodia cautelare viene indicato come "capo e organizzatore" che "sovrintende e coordina tutte le attività dell'associazione, impartisce direttive agli altri partecipi definendo compiti e modalità operative, mantiene i rapporti con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario e in genere cura in prima persona la programmazione la realizzazione delle operazioni delittuose".

"INCURANTI DEI DANNI COLLATERALI" - "Un metodo corruttivo finalizzato a realizzare profitti al massimo grado e incurante dei danni sociali che esso provoca". I pm della procura di Roma descrivono così l'insieme di condotte di alcuni uomini riconducibili al gruppo Parnasi, impegnato nella realizzazione del nuovo stadio della Roma. In particolare, la scarsa sensibilità ai "danni sociali" del progetto "si evince dalle conversazioni in relazione alla possibile eliminazione di un'infrastruttura nel progetto, il ponte sul Tevere".

ITALIA NOSTRA: BLOCCARE PROGETTO - Italia Nostra Roma, anche alla luce dell'inchiesta della Procura della Repubblica, ribadisce in una nota che "la scelta dell'area di Tor di Valle non era sostenibile e volerla continuamente riconfermare presentava dubbi a partire della questione della proprietà. Infatti l'Associazione ha contestato, fin dal 2014, la decisione dell'Assemblea Capitolina di votare l'interesse pubblico su un progetto da realizzare su di un'area che non era ancora nelle disponibilità del proponente".

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"L'AS ROMA NON C'ENTRA" - Il dg della Roma, Mauro Baldissoni, non ha commentato, rispondendo solo: "Non sappiamo ancora niente, abbiamo appreso questa mattina dalle agenzie".  Baldissoni è giunto nella sede milanese della Lega Serie A per l'assemblea sui diritti tv, ma non ha escluso di tornare a breve nella Capitale per seguire da vicino la questione. Il presidente della Roma, James Pallotta, ha chiarito: "La Roma non fatto nulla di male, siamo stati trasparenti: non vedo perchè il progetto stadio si debba fermare, tutti lo vogliono e si deve andare avanti. Risolveremo tutto". "Se ho sentito Parnasi? Non credo che in cella si possano usare i telefonini". Poi la misteriosa battuta alla domanda 'Cosa succede se l'inchiesta fermerà il progetto stadio?' "Vorrà dire che verrete a trovarmi a Boston..". In passato Pallotta aveva ipotizzato la vendita della società in caso di mancata costruzione dello stadio. Intanto il il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiarito: "L'As Roma non c'entra nulla con l'inchiesta". Sospiro di sollievo a migliaia di tifosi giallorossi che avevano già iniziato a preoccuparsi sui social network.

RAGGI E DI MAIO: CHI SBAGLIA PAGA - "Chi ha sbagliato pagherà noi siamo dalla parte della legalità. Aspettiamo di leggere le carte, non esprimiamo alcun giudizio". La sindaca di Roma Virginia Raggi ha così commentato le notizie sulle indagini sul nuovo impianto, poi però ha aggiunto: "Se è tutto regolare, spero che il progetto stadio possa andare avanti". La Raggi ha convocato in Campidoglio l'ad di Acea Stefano Donnarumma per sollecitare una rapida soluzione tra quelle tecnicamente possibili per la governance dell'azienda dopo l'arresto del presidente Luca Lanzalone. Non si escludono le dimissioni dello stesso Lanzalone dalla carica. Al momento non ci sono stop formali da parte del Campidoglio al progetto dello stadio ma è ipotizzabile che l'iter di approvazione conclusiva subisca dei ritardi in quanto è necessario un confronto sulle controdeduzioni all'opera con la società proponente Eurnova. L'orientamento del Campidoglio a 5 Stelle è prudente, in attesa di vedere se gli atti della Giunta sono pienamente in regola. "Ho contattato subito i probiviri del Movimento e ho detto di accertare subito tutto. Per quanto mi riguarda, come abbiamo sempre dimostrato, chi sbaglia paga". Così il vicepremier, Luigi Di Maio.

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Poche ora prima la sindaca aveva twittato

STOP DEL PROGETTO? - L'inchiesta potrebbe portare allo stop dell'intero progetto modificato. Ieri era scaduto il termine per presentare le osservazioni al progetto e si era fissata la scadenza per le controdeduzioni per le quali è stato dato un tempo di 30 giorni. A metà luglio sarebbe prevista la delibera col progetto variato da inviare alla Regione Lazio per l'ok definitivo. Ma ora arresti e indagini potrebbero imporre lo stop al progetto.

REAZIONI - Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ai microfoni di Radio anch'io, si dice "molto preoccupato". Interviene anche Matteo Salvini: "Chi stava lavorando allo stadio della Roma ed è stato arrestato lo conosco personalmente come una persona perbene e spero possa dimostrare la sua innocenza - dice a margine dell'assemblea di Confesercenti -. C'è complicazione nel settore pubblico: il codice degli appalti, la legge contro il caporalato, il proliferare di leggi, codici e burocrazia aiuta chi vuole fregare il prossimo. Un Paese più semplice è anche meno corrotto".  Critico il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina: "È una vicenda inquietante, mi pare che dal punto di vista dell'amministrazione capitolina sia una vicenda pesantissima".

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