Stadi pieni al 50% e posti alternati. L’ira degli ultras. La guida

Tra sei giorni riparte la serie A, ecco le regole. Seduti a scacchiera, la delusione dei tifosi più ‘caldi’

Tifosi allo stadio

Tifosi allo stadio

Tra sei giorni riparte la serie A e dopo un anno e mezzo tornano a riempirsi anche in Italia gli stadi, desolatamente vuoti da febbraio 2020. Ieri a Manchester erano presenti 70 mila spettatori, il Parco dei Principi a Parigi era praticamente esaurito per salutare Messi in tribuna. In Italia si riparte all’insegna della prudenza.

Come si entra

Gli stadi in Italia saranno aperti al 50% della capienza, i palasport al 35% in zona bianca. Potranno entrare i tifosi con Green pass: ovvero doppia dose o vaccino monodose negli ultimi nove mesi, prima dose dal 15° giorno, tampone negativo nelle ultime 48 ore, certificato di guarigione dal Covid negli ultimi 6 mesi. Per i controlli occorrerà tempo: la Roma sta pensando a ingressi scaglionati con orari diversi.

Come sono i posti

Non potendo far rispettare l’obbligo della distanza di un metro, la disposizione sulle tribune sarà a scacchiera: in pratica ci sarà un posto occupato e uno libero; nessuno spettatore avrà un’altra persona nè di fianco, nè davanti, nè dietro.

La polemica

La scacchiera potrebbe limitare ulteriormente la disponibilità di posti in alcuni stadi, che a quel punto non arriverebbero al 50%. Nel giorni scorso la maggioranza dei club ha alzato la voce perchè soltanto la Juventus, che ha lo stadio nuovo e di proprietà, sarebbe in grado di arrivare al 50% effettivo. Questa modalità a scacchiera comunque deve essere ancora validata dal Cts.

Le trasferte

Il decreto non le vieta e finchè il trasferimento tra regioni è consentito, i tifosi potranno seguire la squadra fuori casa: ovviamente col doppio vincolo della tessera del tifoso e del Green pass.

La preoccupazione

Il 50% vale solo per le regioni bianche: in caso di cambio di colore, la percentuale scende al 25% e comunque non si andrà oltre i 2.500 spettatori. Questa incertezza impedisce ai club di vendere abbonamenti, temendo il rischio di doverli rimborsare, situazione già verificatasi a marzo 2020.

Il ritardo

L’incertezza sulla normativa e la difficoltà nell’adeguare stadi vecchi a nuove e stringenti esigenze organizzative sta causando qualche difficoltà ai club. A pochi giorni dal via la situazione è ancora abbastanza incerta.

I delusi

La sottosegretaria Valentina Vezzali, prima a spendersi a fianco dei club, aveva proposto una riapertura al 75%: poi ha dovuto accettare un compromesso che tenesse conto di tutti i pareri tecnici. Più delusi di tutti sono i club: "Se c’è il Green pass come strumento di lotta decisivo contro il virus, perchè questi limiti?" si chiedono le società di calcio, preoccupate di non perdere tifosi e soprattutto di sistemare bilanci molto pericolanti. I club calcolano che solo nelle due gare di agosto andranno in fumo 10 milioni: a settembre saranno ovviamente molti di più. Tra i delusi anche i settori più caldi delle tifoserie: "O tutti o nessuno" negli stadi la posizione di molti gruppi organizzati.

Cosa succede all’estero

L’Italia è tra i Paesi più prudenti. Gli stadi sono già ad accesso libero in Israele, Svizzera, Austria, Inghilterra, Lituania, Lettonia, Danimarca, Repubblica Ceca e Francia. Tribune al 50% in Italia, Germania e Turchia. In Spagna decidono addirittura le autorità locali. Curioso il caso della Romania: apertura al 75% ma, se i tifosi sono tutti vaccinati, si arriva fino al 100%.