"Spray, pillole e cerotti". Ecco le difese del futuro contro il Covid

L’infettivologo Menichetti: il virus muta e noi dobbiamo aggiornarci. "Gli effetti collaterali caleranno ma ora acceleriamo le immunizzazioni"

Un laboratorio di ricerca

Un laboratorio di ricerca

In futuro dovremo affrontare varianti più insidiose: succede già oggi con la brasiliana. I richiami dovranno proteggerci da un virus scaltro, capace di aggirare le difese immunitarie con i suoi travestimenti. La Commissione europea intende per questo stipulare contratti per soluzioni anti–Covid di seconda generazione, nel 2022. Succede per le automobili e i telefonini. Anche le piattaforme dell’industria farmaceutica prevedono restyling, upgrade, prestazioni sempre più performanti. Bruxelles considera di superare i vaccini che impiegano vettori virali: fine delle polemiche sui rarissimi casi di trombosi atipiche a loro attribuiti, meno controindicazioni. Accanto alle piattaforme a mRna, e vettore virale ricombinante, vedremo spuntare anche vaccini a proteine con adiuvante, vaccini a virus inattivato (vedi i cinesi), vaccini a Dna. Si pensa anche a modalità di somministrazione alternative alla intramuscolare: spray o cerotti. Ne parliamo con Francesco Menichetti, infettivologo dell’Università di Pisa, capofila della sperimentazione italiana del plasma iperimmune.

Professore, che cosa cambia nella guerra ai Coronavirus?

"Oggi come oggi le cronache ci raccontano di Pfizer-BioNTech, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sputnik. La soluzione a RNA messaggero si sta dimostrando innovativa, facilmente gestibile, si predispone meglio all’aggiornamento del preparato vaccinale alla luce delle mutazioni. Entreranno in partita anche vaccini che impiegano la proteina Spike del virus senza ricorrere al vettore tradizionale o alle nanoparticelle".

Sanofi Gsk, un colosso del settore, che cosa potrebbe portare in dote?

"Gli immunologi stanno lavorando su una procedura forse ancora più efficace, capace di combinare la proteina Spike con l’adiuvante. Possono contare sulle capacità di un fuoriclasse del calibro di Rino Rappuoli, impegnato su altri fronti con Toscana Life Sciences e Menarini. La strategia anti-Covid sta perfezionando strumenti che minimizzano il rischio effetti collaterali, amplificando la capacità di fermare l’insidia. Sanofi Gsk punta a inoculare direttamente la proteina, una soluzione radicata nella storia recente dei vaccini".

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Dietro l’angolo si intravede un’altra innovazione, la protezione in un soffio, senza aghi e senza punture...

"I vaccini spray cercano in qualche modo di sollecitare l’immunità locale, le IgA. Significa cercare di bloccare il virus sulle mucose, prevenire l’attecchimento sugli epiteli delle alte vie respiratorie. Sono filoni di ricerca promettenti ma siamo agli albori. So che esistono laboratori negli Usa e in Europa che li stanno indagando. Sfruttano la somministrazione di spray intranasale, una strada diversa da quelle finora battute, bisognerà vedere in che misura funziona".

C’è persino chi sogna un antidoto in gocce, sciolto su zollette di zucchero. Come quello che distribuivano a scuola, grazie al genio di Albert Sabin, primo vaccino orale contro la poliomielite.

"Questi vaccini presi per via orale, o per via transdermica con i cerotti, sono interessanti ma ci vorrà del tempo. Invece di pensare a pillole o zuccherini, la scommessa vera sarà poter disporre in tempo utile, e in quantità adeguate, di vaccini che già abbiamo, aggiornati alle varianti. Noi sappiamo che i vaccini sono efficaci nella variante inglese, predominante in Italia, ma relativamente deboli nei confronti della sudafricana e della brasiliana. Le mutazioni possono mandare in crisi anche il plasma convalescente raccolto nei mesi passati, così come gli anticorpi monoclonali di prima generazione, quelli recentemente approvati da Aifa".

Come arriveremo a spezzare la catena dei contagi?

"Ognuno di noi deve comportarsi con senso di responsabilità, ora dobbiamo vaccinare a più non posso. Va bene guardare al futuro, ma intanto vacciniamoci con quello che abbiamo, senza esitazioni, altrimenti ci sarà gente che continua a morire di Covid. Immagino che il virus diventerà endemico, con riacutizzazioni, ondate che richiederanno richiami periodici, come già avviene nei confronti dell’influenza stagionale".

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