Giovedì 25 Aprile 2024

Spostamenti e cenoni solo per parenti stretti Conte cauto: non sarà un Natale da liberi tutti

Incontri tra governo e Regioni, si discute sulle deroghe alle restrizioni. Niente vacanze nelle seconde case e negli hotel di montagna. Vietati i viaggi tra zone diverse dal 21 dicembre al 6 gennaio. Verso l’apertura dei ristoranti fino alle 18 nei giorni festivi (aree gialle)

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di Antonella Coppari

Stavolta il muro di Speranza, Boccia e dei rigoristi sembra reggere. Una parola definitiva ancora non c’è, bisognerà aspettare l’intervento odierno del ministro della Salute in Parlamento anche perché alcune suggestioni delle Camere potrebbero essere accolte nella versione definitiva del dpcm che verrà varato nelle prossime ore in modo da entrare in vigore venerdì. Ma la linea prevalente è quella della rigidità durante le feste, cioè dal 21 dicembre fino a dopo l’Epifania, malgrado la richiesta di un alleggerimento da parte dei Governatori con cui oggi l’esecutivo avrà un altro round: le maglie si potranno allargare – sostengono a Palazzo Chigi – dopo il 15 gennaio. "Si va verso un Natale giallo rafforzato", avverte Conte.

Il nodo più intricato da sciogliere è stato la possibilità di concedere deroghe al divieto di spostamento tra le regioni. Ora pare assodato: sotto le feste si potrà tornare solo nel luogo di residenza (o di domicilio). Ciò riguarderà studenti fuori sede, lavoratori e chi ha comprovati motivi di salute o necessità. Vietati i viaggi nelle seconde case, nonchè di uscire dal proprio comune il 25-26 dicembre e a capodanno, nessuna eccezione per i ricongiungimenti familiari: a notte, par caduto nel vuoto il pressing di parte della maggioranza cui pure Conte non si era mostrato insensibile. Una deroga – l’obiezione degli scettici – avrebbe depotenziato in maniera significativa il divieto. Par certo che per limitare la mobilità tra zone gialle – come presto sarà tutta l’Italia – non basterà lo strumento del dpcm: ci vorrà un decreto legge (o una legge). Scritto oramai nel marmo appare invece il coprifuoco alle 22, che non verrà allungato malgrado si consenta ai negozi di restare aperti fino alle 21. Nessuna possibilità di tenere alzate le saracinesche per bar e ristoranti oltre le 18: addirittura Speranza avrebbe voluto chiudessero per le feste. Invece passa la richiesta dei renziani: i locali dovrebbero restare aperti aper pranzo anche a Natale, Santo Stefano e Capodanno. Niente da fare invece per gli impianti sciistici, malgrado il pressing delle regioni alpine e dell’Abruzzo: pesa troppo il ricordo del disastro dell’inverno scorso, quando milioni di italiani si sono mossi prima che esplodesse l’epidemia. Però, giurano a Palazzo Chigi, "arriveranno subito i ristori". Ecco: resta in sospeso la sorte degli alberghi in montagna, Conte stesso avrebbe detto che la chiusura di questi ultimi presenta problemi. Il nuovo dpcm ferma le crociere e la messa di mezzanotte: l’ipotesi è di anticiparla alle 20.

L’ennesima sfida tra il partito delle chiusure e quello delle aperture sembra dunque destinata a concludersi con una sostanziale affermazione della linea dura. A decretarne la vittoria sono i numeri: il calo dei nuovi malati di Covid si sta facendo concreto, per la prima volta al ministero della Salute regna un certo ottimismo ma anche questo gioca a favore delle chiusure. "È segno infatti che la divisione in zone sta funzionando", dicono. I contagi però sono ancora troppo alti per poter dire che la partita è vinta. Del resto non sono solo i numeri: le immagini delle strade affollate hanno convinto il grosso del governo che – Natale o no – allentare troppo la presa sarebbe troppo pericoloso.