Martedì 23 Aprile 2024

Sposi al fronte per 72 ore "Il mio eroe Andriy è morto"

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"Settantadue ore". Non un secondo di più. È il titolo di uno dei matrimoni più brevi della storia. Dal 5 all’8 maggio. Con viaggio di nozze in mimetica, per lui e per lei, nella pancia del siderurgico Azovstal. In questa trappola da assediati, l’amore contrattacca. Lui è Andriy (detto ’Barba’). Lei Valeria (detta ’Nava’). Negli ultimi 11 chilomoetri quadrati di Mariupol dove ancora svetta la bandiera ucraina, lui muore e lei sopravvive. E ora racconta questa storia speciale.

I due combattenti ucraini si conoscono da tempo – vedi genuine foto campestri mentre lui suona la balalaika – ma decidono di andare all’altare solo durante la difesa dell’acciaieria. L’Armata Rossa minaccia di sfondare. Non c’è tempo da perdere. Così il 5 maggio, mentre l’esercito russo bombarda senza sosta il luogo simbolo della resistenza sul Mare d’Azov, i commilitoni assistono alle nozze di ’Barba’ e ’Nava’ impegnati a scambiarsi creative fedine di carta stagnola. "Sei stato il mio legittimo marito per tre giorni. Ho capito che eri quello che cercavo dalla prima volta che ti ho visto. Mio caro, premuroso, coraggioso. Sei stato e sei il migliore", è la dedica di Valeria al marito. Ancora. "Siamo riusciti a sposarci. Siamo riusciti a essere felici. Non siamo riusciti a stare insieme. Sarai il mio amore per sempre", aggiunge la soldatessa. Nel video pubblicato, ’Nava’ parla piano, piange nel freddo dei sotterranei. Indossa una giacca militare mentre una piccola luce rischiara il luogo angusto che forse è stato anche il talamo della coppia.

Nelle immagini su Instagram, gli sposi in uniforme militare si tengono stretti davanti all’obiettivo. Mostrano le mani con le fedi. Valeria ha gli occhi e i capelli scuri, Andriy – occhi verdi e barba rossa – restituisce un sorriso dolce. Dopo tre giorni Andriy rimane ucciso durante uno dei tanti assalti di Mosca. Ora Valeria esce allo scoperto. E quel suo "ti amerò per sempre" esprime la stessa risolutezza mostrata in udienza vaticana da Kataryna Prokopenko (moglie di Denis, comandante del battaglione Azov) e da Yuliya Fedosiuk (moglie di Arseniy, alto ufficiale dei Marines di Mariupol), nel domandare a Papa Francesco di salvare i loro mariti e i soldati assediati nel complesso siderurgico dall’altissima probabilità di morte: o nella difesa dell’impianto, o, in caso di sconfitta, dal trattamento immaginabile ad opera di chi non li considera "militari" ma solo "nazisti". Il matrimonio lampo di Andriy e Valeria regala altra visibilità all’Azovstal: in questa cassaforte d’acciaio, solo sentimenti assoluti. Il resto non conta.

Giovanni Rossi