Speranza vieta lo sci a poche ore dal via "La variante inglese è troppo pericolosa"

Il ministro sposa la linea del Cts: stop fino al 5 marzo, non ci sono le condizioni per far ripartire il turismo. "Troppi contagi dal quel ceppo"

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Contrordine, italiani: da domani non si scia. Il Cts si contraddice – alla luce dei nuovi dati – e il ministro della Salute Roberto Speranza, a 12 ore dalla prevista apertura degli impianti sciistica, gela turisti e amatori in partenza o in qualche caso già partiti per le località di Alpi e Appennini (dove restano aperte solo alcune piste riservate ad agonisti tesserati). Seggiovie e ovovie rimarranno chiuse, la neve più abbondante degli ultimi anni (già battuta da un esercito di ’gatti’) sarà proibita per le discese almeno fino al prossimo 5 marzo: sempre ammesso che tra tre settimane arrivi la liberazione delle piste, che gli operatori siano disponibili a investire, che ci siano ancora turisti della montagna così pazzi da prenotare ferie e posti letto fidandosi di uno Stato che prima dispone rigidi protocolli di sicurezza e pochi giorni dopo averli approvati (con capienza degli impianti in molti casi ridotta fino al 30%) butta tutto nel cestino. "Stagione finita", sintetizzano gli operatori letteralmente tramortiti.

Sono le 19 quando il ministro della Salute ufficializza l’ordinanza di divieto delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Dpcm del 14 gennaio. Secondo il ministero, il provvedimento valorizza i più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì dall’Istituto superiore di sanità. L’atteso report attesta che la variante VOC B.1.1.7 – la cosidetta variante inglese caratterizzata da maggiore trasmissibilità – rappresenta già una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi. Così, nel verbale del 12 febbraio, il Comitato tecnico scientifico, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni in "aree gialle", afferma che "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale", come da analoghe misure già adottate in Francia e Germania.

Speranza, appena confermato da Draghi, e quindi in posizione ideale dopo il mese di agonia del governo Conte, a 24 ore dal giuramento prende visione delle carte e dispone il divieto di spazzaneve e serpentine. Una decisione che da un lato conferma la propensione al rigore dimostrata a ogni bivio epidemico, ma che stavolta – più che in altre occasioni – sorprende per lo schiaffone senza preavviso alla platea di riferimento. Fino a ieri mattina, quando sono uscite le prime anticipazioni di Iss e Cts, non c’erano infatti avvisaglie. Poi col passare delle ore sono cresciuti i rumors e infine è arrivata l’ordinanza.

Impensabile che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non abbia condiviso la scelta di Speranza, sfociata in un provvedimento certamente ispirato a criteri di prudenza ma al tempo stesso assai punitivo di un settore in sofferenza.

Secondo interpretazioni di Palazzo, lo sci amatoriale non sarebbe il bersaglio ultimo del divieto quanto piuttosto lo strumento per frenare una forte ripresa di mobilità all’interno delle zone gialle, in teoria non vietata (tutti potrebbero andare in montagna a fare allegre ciaspolate), ma da disincentivare a tutti i costi: forse temendo più la convivialità da rifugio, tra polenta capriolo e bombardini, che nervosi slalom o ambiziose discese a uovo. Ma se doveva finire così, qualcuno avrebbe dovuto dire con chiarezza che la neve di febbraio era ancora nel limbo. Invece non è successo.

Giovanni Rossi