Sabato 20 Aprile 2024

Speranza firma: via le mascherine all’aperto

Draghi impone la svolta, da venerdì bocca e naso coperti solo se ci sono assembramenti. Dal 31 marzo niente protezioni anche al chiuso

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di Giovanni Rossi

Gli italiani respirano. È più di una svolta. A livello sanitario ma soprattutto emotivo. Da dopodomani, venerdì 11 febbraio, cade l’obbligo di mascherina all’aperto. Il dispositivo di protezione non dovrà più essere indossato salvo nelle situazioni di rischio. Basterà averlo con sé. All’aperto andrà infatti utilizzato solo "laddove si configurino assembramenti o affollamenti". Ma in pratica è un liberi tutti. E con formula piena per bambini di età inferiore ai sei anni; persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina; persone che devono comunicare con disabili; sportivi in attività. Queste specifiche categorie sono infatti totalmente esentate dal dispositivo.

Fiutata l’aria, verificata la curva (101.864 contagi, percentuale positivi-tamponi al 10,2%, saldo ricoveri negativo sia nei reparti ordinari, -338, sia nelle terapie intensive, -47), Mario Draghi – in accordo con i suoi consulenti – invita il ministro della Salute Roberto Speranza ad agire. L’ordinanza ministeriale coincide con un’altra giornata da oltre 400 morti (415 per l’esattezza, frutto anche di 83 decessi dei giorni precedenti), ma Speranza, solitamente molto cauto, approva convintamente il cambio di passo. Lo fa nonostante alcune regioni del Sud denuncino numeri in aumento: perché se è vero che le vittime sono tante – coda luttuosa della precedente fase epidemica – è altrettanto vero che il virus ormai circola meno, come succede in altri paesi Ue dove l’allentamento delle misure è già operativo. L’Italia non può e non vuole restare indietro. "Credo che questo rappresenti un segnale di fiducia per il Paese", commenta il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Il provvedimento in vigore da venerdì vale fino al 31 marzo, giorno in cui scadrà anche lo stato di emergenza. È la data cerchiata in rosso in tutti i calendari. Quella che, se non ci saranno controindicazioni, spazzerà via anche l’obbligo di mascherina al chiuso. Così se a fine marzo i positivi saranno contenuti nelle proporzioni pre Omicron, cioè attorno a 10mila al giorno, la nuova normalità italiana celebrerà un altro gradito tuffo nel passato. Nel frattempo anche il ritorno del pubblico al 75% della capienza negli stadi e al 60% dei palasport, a partire dal 1° marzo, contribuirà a ripristinare uno dei riti collettivi più colpiti. Quanto alle discoteche, nel weekend potranno riaprire a capienza ridotta. Accesso con super Green pass. Tiepidi i gestori, dopo tante mazzate.

Entro il 31 marzo si capirà infine il destino del Green pass, oggi con validità illimitata solo per chi ha fatto le tre dosi (in totale 35 milioni di italiani) o (a certe condizioni temporali) per chi ha avuto il Covid e ne ha fatte due; con validità ridotta a 6 mesi in tutti gli altri casi, tra i quali i 13 milioni di italiani in attesa del booster. Il governo sta valutando scenari e soluzioni. Ad oggi è probabile che il certificato verde resti in vigore almeno fino al 15 giugno. Riguardo eventuali allentamenti si fronteggiano varie ipotesi: al momento la più accreditata punta a differenziare e a graduare l’obbligo di Green pass tra attività all’aperto e al chiuso, non appena le condizioni lo consentiranno.