Specchio di un’Italia stremata

Chiara

Di Clemente

Vedi alla voce Irama: per il regolamento del Festival (postilla 8 febbraio) se un membro dello staff del cantante è positivo, il cantante è escluso dalla gara; ieri, 3 marzo, il cantante con persona positiva nello staff resta in gara. "A febbraio non credevamo che qualcuno potesse contagiarsi", si è giustificato Amadeus che nel massimo segreto era stato fino ad allora su Marte. Vedi alla voce imponente macchina organizzativa Sanremo Rai: perché programmare quando si può improvvisare?

Vedi alla voce distanziamento e rigido protocollo Cts: vietato il contatto tra artisti in scena tanto che i mazzi di fiori vanno consegnati sul carrello, poi però tutto subito in vacca: baci e lambade tra i presentatori, abbracci tra i cantanti (?) Fedez-Michielin. Vedi alla voce genio Achille Lauro: copia Nam June Paik – urca! – e Ziggy Sturdust: da trasgressore verace a macchiettamarchetta quanto ci ha messo? Vedi alla voce triste platea vuota: bastavano 20 persone, Ama ne voleva 400, risultato: 0. Vedi alla voce fatti una domanda e datti una risposta: come mai con la gente chiusa in casa per il lockdown gli ascolti sono calati? Un Sanremo che ha in gara la Berti e Peyote, dice Fiorello, è come un governo con Lega e Pd. Sanremo, si sa, è lo specchio dell’Italia: che oggi stremata dal Covid si è abituata a cambiare un Dpcm al giorno, e a infrangerlo. Che non rinuncia a sognare baci e canzoni (finte giovani? sempre vecchie?) o a sparlare di gaffe e vestiti. Ma che ha imparato anche a rinunciare a troppe vacuità, forse utili agli sponsor, però inutili alla vita. Almeno da mezzanotte in poi.