Sparì di casa, ritrovate le ossa. "Fu omicidio"

I resti umani apparterrebbero a Biagio Carabellò. Scomparso nel 2015, il caso fu archiviato tre anni dopo e ora è stato riaperto

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di Nicoletta Tempera

e Federica Orlandi

La prova del dna ancora non c’è, ma i dubbi sono pochi: i resti rinvenuti ieri l’altro al Parco Nord di Bologna, abbandonati in un fossato tra le sterpaglie, appartenevano a Biagio Carabellò. Lo testimonierebbero i documenti trovati nel giubbotto vicino al corpo e la protesi dentaria che corrisponde a quella che portava il quarantaseienne scomparso senza lasciare tracce dal suo appartamento in Bolognina il 23 novembre 2015.

E così, la Procura di Bologna si mette al lavoro: il procuratore capo Giuseppe Amato ha aperto un fascicolo per omicidio, per il momento contro ignoti. E dagli archivi escono i vecchi faldoni dell’indagine sulla scomparsa di Carabellò che fu alla fine archiviata nel 2018, prevalentemente perché non c’erano "elementi concreti" (si legga: il cadavere della persona scomparsa) per sostenere l’accusa.

La nuova indagine sarà riaffidata ai carabinieri del Nucleo investigativo, che già all’epoca seguirono la vicenda.

Vicenda in cui i riflettori si accesero soprattutto su due persone: Simona Volpe, amica di Biagio e della fidanzata di lui, morta per malattia tempo prima, Elisabetta Filippini, e A. S., il coinquilino del 46enne dalle turbolente vicende giudiziarie. Il pm Stefano Orsi nella richiesta d’archiviazione ritenne di sottolineare come nel corso d’indagine fossero emerse "circostanze sensibili" sul rapporto tra Carabellò e i due. La prima avrebbe avuto un "movente economico", legato la testamento di Elisabetta Filippini. Per la cui falsificazione Volpe venne poco dopo condannata a due anni in primo grado: secondo quella che giudice e periti hanno ritenuto una copia, l’amica l’aveva nominata unica erede; ma un altro documento olografo trovato a casa di Carabellò indicava invece quest’ultimo, e i Salesiani del Sacro cuore, i suoi eredi. E A. S.? Per il pm, avrebbe potuto "trascendere in condotte omicidiarie" anche per un "eventuale litigio", dati i suoi precedenti giudiziari. Tutto fu però, appunto, archiviato.

Così, in attesa di sviluppi, commenta l’avvocato della famiglia Carabellò, Barbara Iannuccelli:

"Non abbiamo mai dubitato che la scomparsa di Biagio dipendesse da un omicidio – riflettono –. Non avrebbe avuto motivi per allontanarsi. C’è qualcuno però che sa di più di quello che dice: ora parli".

La famiglia, pure nel dolore, ora trova uno spiraglio di serenità:"Almeno lo abbiamo ritrovato", dice Sergio Carabellò, che per cinque anni ha atteso di sapere la verità su suo fratello. "Non ho mai creduto che Biagio fosse andato via, senza dirci niente – racconta –. Ora il dolore è tanto, ma c’è anche una sorta di sollievo, non viviamo più nel dubbio". Ora assieme alla madre e alla sorella Susanna, "ci aspettiamo che venga fuori la verità. Credo che in questo momento in Bolognina ci sia qualcuno che non è più tanto tranquillo, tanto sereno come prima...". Infine, Sergio si abbandona all’ultimo ricordo del fratello, risalente alla sera prima della scomparsa. "Mi ha telefonato, abbiamo parlato, era sereno. Mi ha detto: ‘La mamma mi ha ricordato che tra qualche giorno è il tuo compleanno, per non dimenticarmi ti faccio gli auguri ora’. Non era una chiamata d’addio. Era una telefonata come tante. Vai a immaginare che sarebbe stata l’ultima".