Sparito da casa: ucciso e bruciato dal figlio

Il Dna ha confermato che il corpo trovato a Cremona era del pensionato, ieri la svolta: il 35enne bloccato mentre fuggiva nascosto in un’auto

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di Laura Lana e Nicola Palma

CUSANO MILANINO (Milano)

Dall’appello disperato davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?, quando si era rivolto direttamente al padre perché tornasse a casa, ad assassino spietato. Lorenzo D’Errico, 35 anni, è stato fermato ieri per il delitto del genitore Carmine, scomparso il 30 dicembre: è stato bloccato mentre stava cercando di allontanarsi a bordo dell’auto guidata da un’altra persona, sdraiato sui sedili posteriori sotto una coperta. L’ultimo contatto del sessantacinquenne era stato proprio con il figlio. Era stato lui a raccontare agli inquirenti che il padre era uscito di casa, in ciabatte e pigiama per comprare una pizza, senza fare più ritorno. Il racconto di Lorenzo non ha mai convinto gli investigatori. Ieri si è appurato, invece, che il pensionato è stato ucciso proprio la sera del 30 nella villetta di Cusano Milanino, alla periferia Nord di Milano, dove i due vivevano insieme con un rapporto sempre più teso. I Ris di Parma hanno individuato molteplici tracce di sangue nei locali. Non solo. Nel garage, i carabinieri hanno sequestrato anche una pistola: dai controlli è emerso che l’arma non fosse regolarmente detenuta né dal padre né dal figlio; sempre nel box sono stati trovati diversi proiettili. Stando a quanto emerso finora, Lorenzo avrebbe ucciso il padre colpendolo alla testa per più di 40 volte con un oggetto contundente la sera del 30 dicembre.

La mattina dopo, si sarebbe recato in provincia di Cremona a casa dei genitori della fidanzata (completamente all’oscuro dell’intera vicenda) e si sarebbe fatto prestare la macchina. La notte di Capodanno, poi, avrebbe messo il cadavere nel bagagliaio (avvolgendo la testa con alcuni sacchetti per non lasciare tracce) e avrebbe vagato dall’una alle 8.30 del primo gennaio, per poi dar fuoco al corpo in un’area dismessa di Cerro Maggiore. Proprio lì, il 21 gennaio, erano stati trovati i resti di un uomo di mezza età, carbonizzato. Due giorni fa è arrivato il responso del Dna: quell’uomo senza nome era Carmine. Un caso risolto con pazienza, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, con un cerchio che ha iniziato a stringersi attorno a Lorenzo. Troppo lacunosi i suoi racconti, troppe le incongruenze che hanno portato gli investigatori ad approfondire le indagini. Anche il ritrovamento dell’auto del pensionato, diversi giorni dopo la scomparsa, aveva destato diversi interrogativi: la Volkswagen Jetta era posteggiata a poco più di trecento metri dalla villetta. Ieri la svolta, con il fermo per omicidio e distruzione di cadavere.

La casa della città giardino, già nei giorni scorsi, era stata sequestrata dai magistrati di Monza per cercare tracce, soprattutto ematiche. Ieri, per tutta la mattina e il pomeriggio, i carabinieri del Ris di Parma, insieme ai militari del Nucleo Investigativo di Milano e a quelli della Compagnia di Sesto San Giovanni, sono entrati per ulteriori rilevamenti nei locali dove i due vivevano. In caserma, già prima del fermo, Lorenzo aveva ammesso di avere un rapporto difficile con il genitore, tanto da trascorrere le sue giornate chiuso in camera per isolarsi. Una relazione fatta di liti burrascose tra padre e figlio, sfociata in questa convivenza difficile che ha acuito ancora di più la rottura. Poi, forse, un’ultima discussione sfociata nella violenza fino al gesto mortale. Dietro l’omicidio potrebbero celarsi anche motivazioni di natura economica.