Venerdì 19 Aprile 2024

Spara e si barrica in casa per otto ore

Un medico di 42 anni ha sparato cinque colpi di pistola e si è rintanato nella sua abitazione. Alla base del gesto la separazione dalla moglie

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di Roberta Rampini

RHO (Milano)

Ha ingerito dei farmaci, esploso cinque colpi di pistola e si è barricato in casa. Per ore. A rompere l’equilibrio di Matteo Banderali, medico di 42 anni, è stato forse il travaglio della separazione dalla moglie, o il timore di non avere più accanto a sé la figlia piccola di appena sette anni. Così, una domenica pomeriggio qualunque, in una frazione di Rho, nel Milanese, si è trasformata in un incubo. A nulla è servito neppure il tentativo di mediazione a cui ha partecipato anche il papà, che ha provato, senza mai avere risposta, a mettersi in contatto con il figlio attraverso un megafono. Silenzio, sotto l’elegante palazzina ristrutturata, lungo il viale alberato di Mazzo, dove un intero esercito di poliziotti e carabinieri si era nel frattempo radunato. È stato necessario l’intervento dei Gis di Livorno, del Gruppo Intervento Speciale, esperto nelle irruzioni. Ma non c’è stato bisogno di sfondare la porta nell’appartamento. Banderali, medico otorinolaringoiatra, chirurgo estetico e maxillo-facciale, papà separato, con il porto d’armi per due pistole, alla fine è uscito spontaneamente, dopo otto ore. Ed è stato portato in ospedale per accertamenti. Tutto è successo nel pomeriggio di ieri. A dare l’allarme, il padre Giorgio, medico di base 70enne in pensione. È andato a trovare Matteo intorno a mezzogiorno. L’ha trovato in stato confusionale. Gli ha chiesto anche spiegazioni, ma il figlio lo ha invitato a uscire dal suo appartamento.

Il padre, tutt’altro che tranquillo ha chiamato il 118 e chiesto l’invio di un’ambulanza per sospetta intossicazione da farmaci, mentre il figlio si barricava in casa. Porta blindata chiusa, finestre sbarrate. Quando i sanitari sono arrivati sul posto hanno sentito due colpi d’arma da fuoco sparati dall’interno dell’abitazione e hanno immediatamente avvertito le forze dell’ordine. In via Ghandi, sono arrivati alcuni equipaggi dei militari delle Api (le Aliquote di primo intervento nate dopo l’attentato al Bataclan di Parigi) e del Sos (Squadre Operative di Soccorso), la polizia di Stato e la polizia locale. La zona è stata isolata ed è iniziata la trattativa per convincere l’uomo ad abbandonare le armi e ad uscire. Tra le 14.30 e le 15 una vicina ha sentito altri due colpi. Per ore l’uomo non ha dato risposte ai negoziatori e al padre. I sanitari del 118 i sono rimasti bloccati nell’ingresso della palazzina per tutto il pomeriggio, dato che avrebbero dovuto passare per il cortile interno e sarebbero stati potenzialmente sotto tiro.

Un giorno drammatico per i familiari, pare che anche l’ex moglie abbia tentato di mettersi in contatto con lui, ma senza risposta. Infine, intorno alle venti e trenta, il medico si è arreso, dopo aver parlato con il negoziatore del Gis, e poi col padre Giorgio, al quale ha chiesto un bicchiere d’acqua. Poi ha aperto la porta e ha lasciato l’appartamento. Non era ferito, ma in stato confusionale ed è quindi stato portato in ospedale. I motivi del gesto non sono chiari. Sembra che il medico non si fosse rassegnato alla separazione e avesse timore di non poter più vedere la piccola di 7 anni.