Giovedì 25 Aprile 2024

Spacey dimentica il MeToo Selfie, stadio e premio a Torino "Non mi nascondo in una grotta"

L’attore, vincitore di due Oscar e imputato per molestie sessuali, ha ricevuto la Stella della Mole "Gioco a tennis, vado al ristorante. Franco Nero mi è stato vicino e mi ha fatto tornare su un set"

Migration

di Giovanni Bogani

"Non mi sono mai rinchiuso nella tana. Non mi sono mai nascosto, non sono andato in una grotta. Ho continuato a vivere, a cenare al ristorante. Ho guidato la mia auto, gioco a tennis, ho continuato a frequentare i miei amici e a stare in mezzo alla gente". Kevin Spacey, l’attore di maggior talento della sua generazione, due premi Oscar, scintilla nella memoria di tutti gli spettatori per le sue interpretazioni ambigue, beffarde, enigmatiche, eleganti: da ’I soliti sospetti’ a ’S7ven’, da ’American Beauty’ alla serie ’House of Cards’. Beh, non era scomparso. Siamo stati noi spettatori a perderlo, cinematograficamente, per 5 anni. Da quando l’attore è stato inghiottito dall’onda del #MeToo, e dalle accuse di molestie mossegli da alcuni attori. Con una causa che Spacey ha già vinto, ma altri procedimenti in corso. È tornato, Spacey, ed è tornato in Italia, a Torino. Ieri sera ha ricevuto la Stella della Mole, premio istituito dal Museo del cinema diretto da Domenico De Gaetano e consegnato dal sottosegretario alla Cultura, Sgarbi. Nel pomeriggio, aveva tenuto una affollatissima masterclass, davanti anche a Vladmir Luxuria. Poco prima della quale, lo abbiamo incontrato. Rilassato, sereno. Per colazione, cappuccino e Coca-cola. Insieme.

"Ho sempre vissuto il presente, senza fare programmi a lungo termine", ci dice. "Non mi sono mai detto: ‘Un giorno, voglio interpretare a teatro il Riccardo II di Shakespeare: invece poi è accaduto, e nel teatro più prestigioso del mondo. La mia vita non è mai stata facile: volevo fare l’attore, e i miei genitori erano contrari. Ma, del resto, la mia storia non è diversa da quella di tante altre persone che hanno dovuto lottare per il loro sogno". Spacey gioca con la Coca-cola, dice "sto trasgredendo tutte le regole, eh? Coca-cola e cappuccino insieme!", e parla con il suo amico e maestro di tennis, che lo ha accompagnato a Torino. Una Torino che ha attraversato, in questi giorni, a piedi, con i suoi amici, concedendo selfie a chi glieli chiedeva. Nei giorni precedenti, c’è chi ha sollevato polemiche, sui social, a proposito del premio conferito all’attore. "Io i social non li vedo, non li uso, non ne sento la necessità. Credo che sia necessario, certe volte, affrontare momenti di silenzio. Almeno, è quello che ho fatto io, per trovare risposte e affrontare il futuro". Sul divano di un hotel torinese, Kevin Spacey si scioglie, racconta di sé, del suo passato e – in certi attimi – anche del suo presente sospeso. "Ho avuto molti momenti non facili. Anche quando ho iniziato, nessun regista credeva in me. Poi, c’è stato qualcuno che ha scommesso su questo giovane attore che ero io, e tutto è cominciato. E quasi allo stesso modo, adesso, in un momento in cui tutti avevano paura di cercarmi, è venuto Franco Nero e mi ha fatto tornare su un set". Mentre rievoca l’incontro con Franco Nero, Spacey si intenerisce. "Franco mi ha detto: ‘Kevin, a me non interessa niente altro, ti voglio nel mio film. È stato un gesto che non dimenticherò: mi ha fatto un piacere immenso, in quanto persona e in quanto artista". Il film si chiama ’L’uomo che disegnò Dio’, e verrà presentato domani a Roma al cinema Adriano. "Se oggi potessi scrivere una lettera a me stesso ragazzo – dice Kevin – gli direi che ci sono tanti errori che si fanno per inesperienza: potrei dirgli che, strada facendo, si impara tanto. Ma, in definitiva, non mi sento così diverso dal ragazzo che ero".

In questi giorni, Torino lo ha cullato. Il caffè in piazza Vittorio Veneto, le passeggiate con gli amici: persino la partita del Toro, vista allo stadio Grande Torino al fianco del presidente Cairo, che gli ha regalato la maglia numero 26. "Torino è da oggi la mia città italiana preferita", ride. "Ma mi ritengo molto fortunato, per aver girato l’Italia per lavoro. A Roma ho girato ‘Tutti i soldi del mondo’, e ho scoperto una città meravigliosa; a Napoli ho portato a teatro il ‘Riccardo III’, e ho trovato il pubblico più caloroso e affettuoso del mondo. A Ravello ho girato un film su Gore Vidal, e ho avuto la possibilità di visitare la Costiera amalfitana, un gioiello".

In quel momento, sul nostro telefonino appare la notizia della morte di Gina Lollobrigida. Glielo diciamo e Spacey mostra di conoscere bene non solo le città, ma anche il cinema italiano. "Oggi è un giorno molto triste per tutto il cinema mondiale. Gina Lollobrigida era un’attrice passionale: aveva un talento eccezionale, e ha avuto una vita incredibile". Kevin conosce, e ama, il cinema italiano. Hollywood, invece, al momento gli ha voltato le spalle. L’Italia invece no. A Torino, alla proiezione di ’American Beauty’, uno dei due film che lo hanno portato all’Oscar, al cinema Massimo ieri sera erano in millecinquecento.