Venerdì 19 Aprile 2024

Sotto la crisi di governo il nulla dei partiti

Sofia

Ventura

La crisi di governo, che oggi arriva probabilmente al suo passaggio finale, ha assunto aspetti surreali, dalle bizzarre manovre dei 5 Stelle di Conte per segnalare il loro ‘disagio’ e sfilarsi senza sfilarsi dalla maggioranza, alle ambiguità di Forza Italia e Lega, sostenitori del governo di Mario Draghi con qualche se e ma di troppo. Ha anche registrato una reazione inedita da parte di gruppi della società civile, che hanno chiesto a Draghi di restare. E aveva ragione Lorenzo Castellani ieri su queste pagine ad osservare come questo fenomeno debba interpretarsi come un "campanello d’allarme" per partiti ormai percepiti come privi di credibilità. Ed è proprio per questo che preoccupa il riflesso che si coglie nello spazio partitico tra centro- sinistra e centro. Ovvero, il riflesso di rispondere a questa crisi trasformando Draghi nel punto di riferimento di un progetto politico, volente o nolente.

Si pensi alle esplicite parole di Bruno Tabacci che ha chiesto al centrosinistra, in caso di elezioni, di presentarsi con un’ampia coalizione che indichi sin dall’inizio Draghi come unico premier possibile. Questa tentazione di un partito o di una coalizione di Draghi, o di draghiani, che aleggia da tempo, in realtà è solo un altro segnale dello sfarinamento dei partiti e dell’attitudine dilettantesca dei loro leader. I partiti sono corpi che per funzionare necessitano di idee, progetti, visioni di lungo periodo e strutture in grado di far camminare tutto questo. Cercare di sopravvivere prendendo a prestito programmi e carisma di un personaggio della levatura di Draghi costituisce la tragica ammissione della propria impotenza, della pochezza del proprio ceto dirigente e dell’assenza di progetti forti. Tra il sostenere la premiership di Draghi e il ‘parassitarla’ nell’illusione di darsi una immagine passa una grande differenza. E nel secondo caso non si va molto lontano.