Il mostro di Casalecchio ha 50 anni. "Non ci resta che abbatterlo"

Doveva essere seminario, scuola, hotel: è solo un covo di balordi Invia le tue segnalazioni a: [email protected]

Sottoinchiesta

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Bologna, 20 novembre 2014 - Seminario che non ha mai visto sacerdote. Scuola professionale che non ha mai visto apprendista. Abbandonato prima ancora di essere abitato. L’eremo con centro di addestramento professionale e convento dei Padri Passionisti, il titolo di ‘Mostro’ se l’è guadagnato sul campo. O meglio sul colle dal quale domina l’abitato di Casalecchio di Reno, cittadina alle porte di Bologna, col profilo ben riconoscibile grazie alla caratteristica torre alta più di venticinque metri. Ha già compiuto cinquant’anni, ma nella sua vita non ha ancora concluso niente di buono ed ora attende solo di essere abbattuto per fare posto a ville di lusso. Eppure è considerata una delle architetture moderne più importanti della città rosso-mattone.

Il progetto, che ancora oggi viene studiato nelle facoltà di architettura, porta la firma prestigiosa degli architetti Gresleri, Parmeggiani e Daini ed è ritenuto buon esempio di una scuola ispirata a Le Corbusier, riuscita nel difficile compito di non rendere così invadente un parallelepipedo in cemento armato issato sulla sommità della collina (tutelata) che fronteggia il Colle di San Luca. A mascherarne l’impatto sul paesaggio un buon aiuto l’hanno fornito gli alberi cresciuti spontanei tutt’intorno e a ridosso dello scheletro in cemento armato lungo più di cento metri ed alto otto piani. Doveva essere il seminario dei Padri passionisti, religiosi che vivono nel vicino convento, che al termine dell’impresa si ritrovarono nel boom di una crisi di vocazioni che non è mai finita. Iniziarono così i decenni segnati dalle vendite (prima l’Oikos, poi la Grandi Lavori, quindi una società romana ed ora Coop Costruzioni), con i relativi progetti legati ad un centro studi sull’abitare, poi ad un grande albergo che doveva vedere la luce con il Giubileo.

Non mancò l’idea di farne una casa di riposo dotata di una breve funivia che secondo i disegni doveva partire dalla Porrettana nei pressi del bar dell’Aquila. I giovani di Casalecchio ricordano quando, entro i sotterranei allagati, imbarcati su canotti si ingaggiavano epiche gare a remi. Intanto gli anni passavano, i progetti restavano sulla carta e il degrado e l’abbandono hanno conquistato definitivamente l’interno e l’esterno dell’edificio.

A rendere famoso questo incompiuto nazionale ha contribuito non poco la piazza virtuale più grande del pianeta, YouTube, che ne ha diffuso urbi et orbi l’immagine desolata saltuariamente popolata di grafitari, barboni, satanisti, bande di ragazzini e plotoni di cultori dei giochi di guerra che, fra saloni dai muri lordi di scritte di ogni genere: dalle croci uncinate a quelle a cinque punte, graffiti e oscenità varie, continuano ad inscenare finte battaglie con proiettili colorati e fucili al laser.