Martedì 23 Aprile 2024

Sotto il vestito l’Islam: Halima lascia le sfilate

La top model americana di origine somala è stata la prima a indossare lo hijab: "Troppi compromessi, preferisco la religione"

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ROMA

L’avevamo lasciata nella primavera del 2019 sulla copertina di ’Sports Illustrated’ con un burkini sgargiante, un sorriso incantevole e una certezza: "Tutto è possibile". Invece ha deciso di abbandonare la moda Halima Aden, 23 anni, modella statunitense di origine somala, nata e cresciuta in un campo profughi in Kenya, simbolo di una donna forte che era riuscita a rovesciare il destino.

Ha scelto i social per comunicare la sua decisione. Con una serie di stories su Instragram, Halima ha spiegato che la carriera sulle passerelle l’ha costretta ad allontanarsi dalle sue convinzioni religiose e a scendere a compromessi sul velo. È stata la prima top a indossare un hijab a miss Minnesota, nel 2016. Poi sono arrivate anche le passerelle e le copertine più esclusive del mondo, tra New York, Parigi e Milano. "Non importa cosa io o chiunque altro vi abbiamo raccontato sull’industria della moda: non è fatta per noi, non lo è mai stata", conclude. Quindi una lunga analisi che sa di autocritica, perché "guardandomi indietro, ho fatto quello che dicevo che non avrei mai fatto. Ovvero compromettere chi sono solo per essere accettata". "È stato necessario commettere questi errori per poter diventare un simbolo di cui possiate fidarvi – confida Halima –. Nessuno prima di me mi ha indicato una via da seguire, quindi gli errori sono una parte del percorso di apprendimento. Ho fatto delle cose giuste, ma non è abbastanza".

Alla fine il volto di tante campagne pubblicitarie ha deciso di non stare più al gioco. "Posso solo biasimarmi per essermi preoccupata di più dell’opportunità che di ciò che c’era veramente in gioco – scrive ancora –. Ciò per cui biasimo il settore invece è la mancanza di stiliste musulmane".

"Se avessi proseguito su questa strada avrei finito per rinunciare del tutto al mio hijab", è la riflessione della ormai ex modella. Che mette sotto accusa l’industria della moda. "Ho giustificato tantissime cose. Come se fossimo noi ad aver bisogno che questi brand rappresentino le donne che portano un hijab. Sono loro ad aver bisogno di noi e non il contrario. Ma allora ero così disperatamente alla ricerca di una qualsiasi forma di rappresentazione che ho perso il contatto con chi ero davvero". "Guardandomi indietro – conclude – ho fatto quello che dicevo che non avrei mai fatto. Ovvero compromettere chi sono solo per essere accettata".

Alla fine, confida, è stato come togliersi un gran peso di dosso. "Mia madre mi ha detto: ‘Correggi questa cosa. Eri brava e benedetta già prima di fare la modella. Sono stati loro a cercarti. Di che cosa hai paura? Correggi i tuoi errori pubblicamente’. Non mi sono mai sentita più libera e sollevata".