Giovedì 18 Aprile 2024

Sott’acqua il paradiso dell’estate Riccione come un fiume in piena Anche l’ospedale finisce allagato

Inondato Viale Ceccarini, il salotto buono dei vacanzieri della riviera adriatica diventa spettrale. Auto bloccate nei sottopassi. Salvati due disabili rimasti intrappolati. La sindaca: situazione critica.

di Francesco Zuppiroli

Riccione tace. Mentre in strada non si sentono parole ma solo l’incessante ticchettio della pioggia su quanta ne è già caduta, Riccione tace. E Riccione sempre tace mentre dopo tre ore di tempesta torrenziale il livello dell’acqua comincia a lambire i pian terreno delle case, a riempire d’acqua i sottopassaggi e a sommergere le auto parcheggiate. Ed è allora che, con lo sciabordio di un gommone dei vigili del fuoco per salvare la vita a due disabili intrappolati dall’acqua, Riccione rompe il silenzio e si guarda intorno.

La Perla è rotta, ferita, stroncata in due letteralmente, con l’impossibilità di attraversare il sottopassaggio colmo d’acqua della ferrovia, mentre il lato monte e quello mare si guardano soltanto, senza più toccarsi. L’ondata di maltempo lascia dietro di sé una devastazione mai vista in Riviera e davanti possibili danni per spiagge e stabilimenti a causa delle mareggiate. L’acqua ha allagato il paese delle vacanze per antonomasia, arrivando quasi a ricongiungersi col mare. E mentre il nubifragio imperversa, un’infermiera, china, impugna la scopa con cui fa scorrere in piccole onde l’acqua che ingombra come un paziente malato tutto il piano terra dell’ospedale ‘Ceccarini’. Ogni centimetro del pavimento riflette l’immagine dei sanitari con pantaloni al ginocchio, al lavoro per sgomberare il nosocomio dall’ospite indesiderato che nel frattempo, fuori, non dà tregua. "Gli ingressi sono bloccati – afferma il personale dell’ospedale – e si esce solo dal lato del Pronto soccorso. Abbiamo mandato via tutti i pazienti e la situazione è critica". Ore di estenuante lavoro, mentre automobilisti imprudenti solcano i sottopassaggi inondati. Auto come navi che tentando di fendere il muro d’acqua davanti a sé invece si arenano, costringendo l’intervento della polizia locale per estrarre da un camioncino due uomini che avevano tentato di guadare il sottopasso del portocanale.

E mentre le persone imbracciano secchielli per impedire che le piante del giardino diventino ninfee in un lago, l’acqua ancora scende dal cielo e sfiora i tettucci delle auto parcheggiate che affondano, quando persino nel ‘Salotto’ – quel viale Ceccarini cuore pulsante di Riccione – l’acqua arriva a fare capolino dopo aver riempito come un vaso il sottopassaggio della stazione ormai chiusa. C’è chi non potendo oltrepassare la ferrovia per tornare a casa è costretto ad andare a Rimini, per poi da lì tornare indietro. L’acqua è marrone, limacciosa, ingrossata dai detriti, attraversata da pochi coraggiosi solo indossando stivaloni di plastica e impermeabili per raggiungere le cantine e i garage dove gli effetti personali galleggiano come boe. Il porto è un campo santo di navi stremate dalle onde, dove un nugolo di riccionesi curiosi si assiepa a fissare il mare agitato e dandosi di braccio scherza: "Volevamo l’acqua, eccola. Anche troppa".

Troppa sì. Tanto da rendere la situazione "poco bella", usa un eufemismo la sindaca di Riccione Daniela Angelini: "La situazione resta critica e l’allerta non è cessata. Per questo le scuole resteranno chiuse anche domani (oggi, ndr)". Sfrecciano infine le sirene dei soccorsi per le strade, per impedire che la città cali a picco, quando da contraltare al disastro non manca la goliardia di chi attraversa il sottopasso di via Emilia e via Verdi in gommone e remi o si tuffa per divertimento dai cavalcavia in strade trasformate in fiumi, a differenza di chi nel frattempo fissa la devastazione con le mani al volto ed esala: "Che disastro". Così Riccione passa dal silenzio alla rabbia, mentre un nubifragio di mezza primavera eclissa il miraggio dell’estate.