Sospeso il prete ribelle È favorevole all’eutanasia Non potrà dire messa

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di Matteo Marcello

BONASSOLA (La Spezia)

Non potrà più dire messa. Sospeso ‘a divinis’, per quelle sue esternazioni ‘ribelli’ su temi delicati come il fine vita, l’omosessualità e il diritto all’aborto, che tanto imbarazzo hanno creato nella Diocesi. Alla fine, la Chiesa ha presentato il conto a don Giulio Mignani, il prete di Bonassola, paese rivierasco alle porte delle Cinque Terre, nello Spezzino. Ieri, la notifica del decreto penale del Tribunale ecclesiastico della Diocesi spezzina con cui viene imposta la sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti, impedendo di fatto al prete di portare avanti l’azione pastorale. Don Giulio "nel corso degli anni più volte ha rilasciato esternazioni pubbliche, apparse anche su vari quotidiani e interviste televisive, nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa. Ogni volta è stato ammonito, ma gli episodi hanno continuato a ripetersi nel tempo, suscitando sempre più grave scandalo tra i fedeli" si legge nel provvedimento.

Don Giulio, in questi anni aveva scosso più volte l’opinione pubblica e la Diocesi spezzina: la prima volta, per essersi rifiutato di benedire le palme, in segno di protesta nei confronti del documento della Congregazione della fede che vietava ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali. "Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo" aveva spiegato Don Mignani ai suoi fedeli. Una posizione netta, così come tranciante è stata l’opinione del prete in merito al fine vita, esposta a un convegno organizzato dall’associazione Coscioni. E tra le iniziative finite sotto la lente, anche l’organizzazione di una ‘Giornata per il rispetto di ogni spiritualità’. A comunicare il provvedimento ai fedeli, ieri mattina, è stato proprio don Giulio, con un messaggio nella chat whatsapp.

Raggiunto telefonicamente, don Giulio si mostra sereno e rilancia. "Se potessi tornare indietro, rifarei tutto. Non mi pento, e credo che se si permettesse dentro la Chiesa di avere posizioni diverse, tutto questo questo scandalo di cui si parla non esisterebbe – spiega il prete –. Gran parte dei fedeli ha apprezzato quanto da me condiviso, fedeli a loro volta scandalizzati ma per un motivo opposto, per l’immagine di una Chiesa e di una gerarchia ferme in uno scoraggiante immobilismo, non disposte a mettere all’ordine del giorno un dibattito vero su tematiche sensibili". È lo stesso prete a sottolineare che "le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento".