Ragazze molestate sul treno, è rissa politica. Caccia a una trentina di giovanissimi

Gli aggressori sono tutti di origine nordafricana. Meloni: "Sono immigrati, femministe zitte". La rabbia di Salvini

La bolgia sul treno che ha registrato le molestie. Controlli rafforzati nelle stazioni

La bolgia sul treno che ha registrato le molestie. Controlli rafforzati nelle stazioni

Milano, 6 giugno 2022 - I social come potentissimo amplificatore di messaggi. Un’imbattibile (e incontrollabile) cassa di risonanza per maxi eventi non autorizzati e di cui è complicatissimo stimare in anticipo le presenze. E spesso a generare questi esodi organizzati via web – con tantissimi gruppi più o meno nutriti che si muovono verso la meta indicata in una story con data e luogo – sono la trap e i suoi esponenti più noti, che contano centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube e Spotify e che sono sempre in grado di mobilitare il loro popolo.

È successo così anche il 2 giugno sul lago di Garda: almeno in 2mila, adolescenti provenienti sia dal Veneto che da alcune province della Lombardia, si sono ritrovati per un mega raduno musicale lanciato via TikTok qualche giorno prima, poi degenerato in aggressioni, vandalismi e risse e culminato con le molestie subìte da almeno sei ragazze di 16 e 17 anni, salite sul treno a Peschiera di ritorno da una giornata passata a Gardaland e costrette a scendere a Desenzano per sfuggire alla ressa e ai palpeggiamenti.

Ieri in quelle aree è rimasto operativo il servizio rafforzato con agenti in antisommossa, impegnati a prevenire eventuali arrivi di malitenzionati. Non un inedito a quelle latitudini, visto che esattamente un anno fa la stessa linea ferroviaria era stata bloccata sempre a Peschiera da decine e decine di giovani che avevano preso d’assalto un regionale, partito da Verona e arrivato poi a Milano con due ore di ritardo. A proposito di Milano, è lì che il fenomeno si è mostrato per la prima volta in tutta la sua virulenza, il pomeriggio del 10 aprile 2021. "Domani video, San Siro, ore 16, piazzale Selinunte", lo stringato richiamo. All’appuntamento si presentarono in 300 per fare da sfondo al videoclip degli artisti Neima Ezza e Baby Gang, ambientato in uno dei quartieri più difficili della metropoli. All’arrivo delle forze dell’ordine, il gruppone reagì con lanci di bottiglie, sassi e pezzi di legno, tanto che si rese necessario il lancio di lacrimogeni per riportare la calma.

Più di recente, altri blitz sono andati in scena in centro, anche in piazza Duomo, in risposta agli inviti lanciati ancora via Instagram dal rapper Rondodasosa, tra lanci di magliette griffate e strade invase per accaparrarsi un paio di scarpe col logo del cantante. I partecipanti? Minorenni o neo maggiorenni, italiani di prima e (in molti casi) di seconda generazione. Lo stesso profilo su cui, stando alle prime informazioni, si starebbero concentrando le indagini degli agenti della Squadra mobile di Verona, che avrebbero ristretto a una trentina il numero di coloro che hanno preso parte all’aggressione sul treno del 2 giugno: "Stiamo facendo accertamenti su tutti i fatti che possono avere risultanze penali", ha chiarito il dirigente Carlo Bartelli. Si tratterebbe in buona parte di under 18 di origine nordafricana o nati in Italia da genitori immigrati, come del resto messo nero su bianco nelle denunce che le vittime hanno presentato alla polfer.

Un identikit che ha innescato anche la polemica politica da parte del centrodestra: "Come per le abominevoli violenze di Capodanno – ha detto la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – è calata una cappa di silenzio da parte di certa sinistra e delle femministe. Nessuna parola di sdegno, nessuna presa di posizione forte e decisa, probabilmente per paura di mettere in cattiva luce gli immigrati". Un concetto espresso anche da Laura Ravetto di Forza Italia, che ha detto di aspettarsi da un lato "tolleranza zero" nei confronti degli autori e dall’altro "lo stesso sdegno mediatico che per settimane una certa sinistra, femministe in testa, hanno riservato agli Alpini". "A questi ragazzi – ha aggiunto il segretario della Lega, Matteo Salvini – qualcuno l’educazione gliela deve insegnare e se non sono mamma e papà lo farà qualcun altro: non mi interessa prima o seconda generazione, questo insegna che bisognerebbe reintrodurre la leva". Di fatto "gravissimo", infine, ha parlato pure il numero uno di Azione, Carlo Calenda: "Se sono immigrati regolari vanno processati per direttissima, se sono clandestini rispediti a casa ancor più velocemente".