La Festa dell'Unità diventa un caso. "Niente comizi, c'è la par condicio"

L’esposto del centrodestra e l’indicazione del prefetto: "Ci vuole buonsenso da parte delle forze politiche". Saranno chiamati i big del partito, ma non potranno fare appelli al voto. E il programma è ancora in stallo

Enrico Berlinguer a una Festa dell'Unità

Enrico Berlinguer a una Festa dell'Unità

Bologna, 18 agosto 2022 -.Sarà una Festa de l’Unità a ostacoli, quella che inizierà a Bologna il 25 agosto prossimo. Via le bandiere (a partire da quelle che si vedono dalla tangenziale che cinge la città) e i simboli di partito anche all’interno. Ma soprattutto, occhio a quel che si dirà sul palco. Perché, in ossequio alla par condicio, il prefetto Attilio Visconti ha chiesto "buon senso" da parte delle forze politiche. Che, tradotto, significa che il Pd potrà invitare big e personalità in corsa per un posto in Senato o alla Camera, ma che i confronti non dovranno trasformarsi in comizi, con palesi appelli al voto.

Non proprio un vincolo da poco nell’anno in cui la Festa poteva servire da traino per la campagna elettorale lampo dei candidati di Centrosinistra. "La mia unica indicazione è quella di rispettare la legge: nient’altro – specifica il prefetto dopo la circolare inviata ai sindaci metropolitani una decina di giorni fa –. Alla Festa, il Pd potrà fare e invitare chi vuole, non sta alla Prefettura impedirlo. Quello che ci spetta è vigilare che la legge venga rispettata. Per la campagna elettorale ci sono gli altri spazi assegnati dal Comune, non il Parco Nord". Insomma, dalla prefettura arriva un invito "a etica e buon senso: si contenga la baldanza e si esprima il proprio pensiero senza appelli al voto". Se qualcuno sgarrerà, toccherà poi "a magistrati e autorità giudiziaria fare il punto", chiude il prefetto.

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L’intervento di Visconti arriva dopo l’esposto di Fratelli d’Italia che, alcune settimane fa, lo ha sollecitato a far rispettare le regole per la par condicio nazionale: la Festa de l’Unità al Parco Nord, infatti, è realizzata su suolo pubblico del Comune di Bologna dato gratuitamente in concessione, dunque non è un terreno privato. Ieri, il deputato Galeazzo Bignami ha rincarato la dose: "Le regole dovrebbero valere per tutti, ma per il Pd valgono in maniera diversa. Se una qualsiasi forza di centrodestra vuole fare una manifestazione, il Comune gli impone dove e per quanto tempo. Invece il Pd può farlo dove e quando vuole. E si mettono pure a fare la morale sulle regole democratiche".

Fatto sta che, a praticamente una settimana dal suo inizio, il programma politico della Festa è lungi dall’essere stato stilato. E non solo perché l’ufficialità delle candidature (con i conseguenti mal di pancia, anche se in Emilia si sono sentiti meno che altrove) è arrivata solo l’altro giorno. "Stiamo facendo le ultime verifiche – rassicura Federica Mazzoni, segretaria del Pd bolognese – la Festa si farà e partirà il 25 come programmato, la macchina si è rimessa in moto e i tasselli stanno andando a posto".

Al di là delle dichiarazioni, però, a taccuini chiusi c’è chi parla addirittura di un ’piano A’ e un ’piano B’ di invitati e temi dei dibattiti, a seconda dei vincoli della par condicio. Certo che "chiamare sul palco un candidato per non farlo parlare di temi nazionali alla vigilia delle elezioni sarebbe un paradosso non da poco", si ragiona tra i dem.

Il cantiere della Festa al Parco Nord, intanto, è apertissimo: le strutture principali sono in piedi, ma mancano ancora tantissimi pannelli a fare da parete. I volontari – quasi tutti coi capelli bianchi, almeno ieri – aiutati da operai di ditte specializzate, come ormai è consuetudine, tagliano assi, sistemano cartoni, montano tendoni. C’è ancora tanto da fare e poco tempo: un po’ come la campagna elettorale per convincere gli indecisi.