Martedì 23 Aprile 2024

"Sono un uomo nato con la cravatta". Questa di Marinella è la storia vera

Dal 1914 ogni mattina il negozio più famoso di Napoli apre alle 6 e 30. Fra i clienti presidenti, artisti e nobili. "Cossiga sceglieva le regimentali seduto al banco, bevendo un caffè e mangiando la sfogliatella"

Maurizio Marinella

Maurizio Marinella

Maurizio Marinella ama definirsi con una battuta: "Tutti nascono con la camicia, io sono nato con la cravatta". In questa arguzia, tutta partenopea, c’è la storia di una botteguccia di 20 metri quadrati alla Riviera di Chiaia che ha superato con assoluta vispezza il traguardo dei 108 anni (è stata aperta nel 1914) diventando uno dei grandi brand iconici di Napoli. Cravatte realizzate rigorosamente a mano, sete pregiate, disegni esclusivi, accessori cult: il bagaglio di un gentleman, un corredo di stile per reali, presidenti, artisti e tanta gente comune.

Pandemia e guerra. Ne avrà visto altre di situazioni difficili come queste?

"Ho 66 anni, non ho vissuto la Prima e la Seconda guerra mondiale. Quindi le racconto solo quello che ho visto di persona. Il colera e la crisi dei rifiuti a Napoli sono stati due momenti terribili. La spazzatura arrivava al secondo piano dei palazzi, demoralizzante, mortificante. In una settimana si era azzerato tutto: immagine della città, turismo, commercio. Per un anno siamo andati avanti realizzando quattro cravatte al giorno, ma non ho mai licenziato nessuno".

Il suo è l’unico negozio della Riviera che da 108 anni apre la mattina alle 6,30. Mi dice perché?

"Dietro quest’orario, c’è una storia divertente. Nel 1914, nella Villa Comunale, che sta proprio di fronte a noi e che allora si chiamava ‘Villa Royale’, alle sei e mezzo del mattino la nobiltà napoletana amava fare una passeggiata al cavallo. Le belle dame scendevano da sinistra e salivano a destra, proprio davanti al mio negozio che divenne l’approdo dei gentiluomini eleganti che volevano incrociare gli sguardi delle loro amate nobildonne, eccitandosi nel vedere una mezza caviglia nuda. Tanti bei giovanotti elessero Marinella a loro esclusivo e confortevole asilo, così da attirare l’attenzione di Matilde Serao che curava una rubrica di successo, Api, mosconi e vespe. La Serao scrisse che il nostro negozio assomigliava a una farmacia di paese: un grande complimento perché quell’immagine esprimeva insieme cordialità, ascolto, bellezza e anche potere".

Dopo 108 anni è rimasta quella tradizione.

"Siamo napoletani scaramantici".

Quando ha iniziato a frequentare bottega?

"Una domenica, dopo aver mangiato il ragù, nonno Eugenio e papà Luigi mi chiamarono in una stanza: ‘Ormai sei grande, da domani vieni a respirare l’aria del negozio’. Avevo otto anni".

Lo chef Borghese ha detto che "i giovani vogliono subito garanzie e gratificazioni".

"Ora è difficile imporre la gavetta come l’ho fatta io, il mondo è cambiato, le famiglie sono diverse".

Ha messo il nodo al collo a tutti i Presidenti della Repubblica italiana, da De Nicola a Mattarella. Ma forse Cossiga è quello con cui c’è stato più feeling.

"Il Presidente Cossiga era un grande appassionato di cravatte regimentali. Si sedeva, si faceva portare un caffè e una sfogliatella, rigorosamente riccia, e sfogliava con assoluta competenza il catalogo dei tessuti dei reggimenti e dei clan inglesi. Era un uomo assolutamente raffinato, estremamente intelligente e colto. Napolitano, però, giocava in casa…".

Ha mai fatto una cravatta per Putin?

"Tre anni e mezzo fa, l’ambasciatore a Mosca Pasquale Terracciano mi invitò nella capitale russa. Fui accolto alla grande, feci anche un giro del Cremlino e Putin mi firmò l’ordine di acquisto. Non fu l’unica volta che ho fatto una cravatta per il leader russo. Anche prima gli avevo preparato alcuni esemplari, regalo di Berlusconi, tante spedizioni".

Cosa piaceva a Putin.

"Classico, fondo blu e bordeaux".

A proposito del Cavaliere: mai in giro senza una Marinella al collo.

"Berlusconi è stato il cliente ‘devastante’".

In che senso?

"Faceva ordini spettacolari, 400 cravatte al mese".

Lei ha servito i presidenti americani, da Kennedy in poi, quelli francesi, da Mitterrand a Macron, e anche il principe Carlo, futuro re d’Inghilterra.

"Il primo aprile di cinque anni fa Camilla, la moglie di Carlo e duchessa di Cornovaglia, è passata da noi perché siamo il ‘negozio più inglese’ di Napoli. Ha preso dal nostro catalogo, che è enorme, le stoffe del 1948, anno di nascita di Carlo. E ci ha chiesto di farne cravatte per il marito con quei disegni originali ed ormai introvabili".

Chi è il reale con meno aplomb?

"Re Juan Carlos di Spagna, chiedeva solo cravatte ‘ scatenate’. Gli piaceva in particolare l’arancione e il giallo".

Con Salvini non battete chiodo, solo felpe e maglioni.

"No, anche a lui ne abbiamo fatta una, un po’ più lunga perché è alto. Lo sa, la cravatta artigianale è un prodotto su misura. Per fare la cravatta al cestista Magic Johnson ho dovuto impiegare la stoffa di quattro cravatte, lo stesso succedeva al cancelliere tedesco Helmut Kohl o a Boris Eltsin, la cravatta era 60 centimetri più lunga del normale".

Tanta gente dello spettacolo entra nel suo negozio. Mi dice il più eccentrico.

"Luchino Visconti stava spesso qui perché aveva una bellissima villa ad Ischia e ordinava dei foulard di seta che dovevo fare arrivare apposta dall’India. Poi li regalava a un giovanissimo Helmut Berger".

E il più scorbutico?

"Eduardo de Filippo era molto freddoloso e noi ordinavamo per lui della biancheria intima: mutandoni lunghi e canottiere che metteva sotto gli abiti di scena. Ed ogni volta era una storia".

Qual è il nodo migliore?

"Quello che si adatta alla camicia che indossi. In ogni caso un ‘mezzo Scappino’ è quello che più mi piace".

Scappino, chi?

"Era un imprenditore degli anni Trenta che inventò il nodo che porta il suo nome. In realtà lo copiò dal duca di Windsor, ma in quegli anni autarchici non si poteva dire".

Oggi pochi giovani sanno fare il nodo alla cravatta.

"Noi facciamo ‘lezioni di nodo’. E devo dire che tanti vengono. E insegniamo particolarmente il nodo al papillon che nessuno sa più fare. Quando c’è la prima al San Carlo, ho la fila davanti al negozio: ‘Maurizio, mi è venuto floscio’. La verità è che, non riesci a farlo al primo colpo, il papillon si smolla e il nodo non lo fai più".

È da 58 anni sulla breccia, suo figlio Alessandro è in azienda da tre. C’è la politica nel suo futuro?

"Sono stato tirato per la giacca, anzi per la cravatta, più volte. Il mio progetto è di realizzare una ‘Università degli antichi mestieri’, c’è un’Italia ricca di artigiani il cui talento non può finire con loro. Ci sto lavorando con la viceministra Alessandra Todde del Mise. E voglio dormire un poco di più: sono 58 anni che mi sveglio alle 5 e 30 di mattino, è arrivato il momento di non mettere più la sveglia".