Sono tempi duri per i giovani Basta sacrifici

Viviana

Ponchia

Gianni Agnelli ebbe il coraggio di ammetterlo: "Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità". Avremmo raccontato un’altra storia se il senatore, preso da intenti pedagogici radicali, avesse dato la Fiat e i suoi annessi in beneficenza per non condannare alla mollezza i discendenti, come va di moda adesso. Non vi lascio un centesimo perché vi voglio bene è un proclama ad effetto che non tiene conto della inedita condizione in cui si trova l’umanità.

I giovani potenziali eredi di grossi patrimoni o anche solo di una casetta al mare hanno capito che aria tira: incertezza politica, catastrofi sanitarie, economiche e ambientali, mari senza pesci e cieli senza uccelli, scempi urbanistici, deserti in cammino. Nella migliore delle ipotesi una patrimoniale o tasse di successione impossibili da onorare con i mille euro del call center, sempre che non si chiamino Agnelli. Non c’è bisogno di infierire con l’eredità, che tra l’altro in una società longeva si sposta sempre più avanti e spesso salta un giro alimentando schiere di sessantenni impazienti come invitati a un banchetto che non inizia mai. L’anima a Dio, il morto alla fossa e la roba a chi tocca. Era tutto così semplice nei vecchi proverbi o sul palco dove Macario ne faceva anche una questione sentimentale: "Ho ereditato un milione da mia nonna e me lo voglio tenere per ricordo".