Venerdì 19 Aprile 2024

"Sono scappato, avevo paura" Ai domiciliari l’autista investitore

Il camionista 25enne che ha travolto e ucciso il sindacalista: "Temevo volessero linciarmi"

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di Guido Bandera

BIANDRATE (Novara)

Ai domiciliari. Alessio Spaziano, l’autista di tir di 25 anni che venerdì scorso ha investito e ucciso il sindacalista Adil Belakhdim, durante il picchetto di protesta davanti al centro logistico Lidl di Biandrate, nel Novarese, dopo l’interrogatorio di garanzia lascerà il carcere e tornerà a casa. Lo ha stabilito il giudice che lo ha ascoltato per tre ore, ieri, nel carcere della città piemontese. "Sono addolorato per quello che è accaduto, ma non volevo investire nessuno – ha ripetuto –. Volevo solo allontanarmi, avevo paura di essere aggredito, di essere linciato", ha fatto mettere a verbale l’indagato.

La linea di difesa del giovane camionista è stata messa alla prova dalle domande del magistrato davanti al quale ha ricostruito punto per punto la sua versione dei fatti, in quella maledetta mattina, davanti al polo distributivo della catena tedesca di supermercati. "Il mio assistito ha fornito la massima collaborazione", scandisce Gabriele de Juliis, legale di Spaziano, che deve ancora vedersela con le accuse di omicidio stradale e resistenza.

Chi non accetta la versione dei fatti trapelata dalle mura del carcere di Novara è la vedova dell’attivista dei Cobas, che si trova con i figli di 4 e 6 anni in Marocco, Paese d’origine del marito. "Attraverso le dichiarazioni diffuse dai media, si cerca di spostare la responsabilità di questo grave omicidio su Adil, così oltraggiandone la memoria". Lo afferma l’avvocato Eugenio Losco, che assiste Assia Lucia Marzocca, la moglie di Adil Belakhdim.

"Ancora una volta si cerca di fare passare i lavoratori quali violenti per giustificare ogni reazione nei loro confronti – prosegue –. La vicenda verrà ricostruita nel processo, ma già da ora sembra fantasioso sostenere che l’omicidio di Adil sia stato causato da un litigio o addirittura da una aggressione. Adil non era un violento, era una persona mite ed era lì solo per difendere i diritti dei lavoratori".

Quello di Biandrate, però, resta solo l’ultimo, tragico episodio di una guerra a bassa intensità che quasi quotidianamente produce scontri, proteste, presidi, davanti agli immensi capannoni che stanno sempre più invadendo le campagne attorno ai grandi snodi autostradali e alle metropoli del Nord Italia.

È qui che un popolo di lavoratori, spesso invisibili, si misura con l’altra faccia della medaglia del boom del commercio digitale. Magazzinieri, conducenti e facchini, spesso inquadrati in cooperative in appalto o subappalto, lamentano condizioni al limite del sopportabile per stipendi risicati, tanti straordinari e una costante minaccia di perdere il posto. Ieri sera a Vizzolo Predabissi, il paese alle porte di Milano dove Adil viveva, un presidio per ricordarlo. Ma la tragedia di Biandrate riesce a far muovere nella stessa direzione sindacati che, come nel caso degli scontri della scorsa settimana davanti a una logistica di Tavazzano, nel Lodigiano, si trovano su fronti opposti. I metalmeccanici della Fiom hanno annunciato due ore di sciopero per il militante del SiCobas morto nel novarese. L’astensione di due ore si allarga anche alla Ferrari di Maranello e alla Cnh in altre fabbriche della Motor Valley emiliana.