Sono giovani meno ribelli ma più concreti

Chiara

Di Clemente

Non saranno grandi ribelli tutti giubbotti di pelle e atteggiamento strafottente- autodistruttivo modello James Dean, Jim Morrison o Sid Vicious. Ma sono grandissimi rompicoglioni: tanto pulitini e gentili quanto intransigenti difensori dell’ambiente e del rispetto anche verbale degli altri. Tutto si può dire dei nostri adolescenti, della giovane Generazione Z, tranne che non abbiano per davvero segnato il Salto di Specie rispetto ai ragazzi che li hanno preceduti, la Generazione Y, i Millennials: perché se la Generazione Y è quella cresciuta con l’idea di godersi la vita, la Z sta crescendo con l’ideale di cambiare il mondo.

Prima dell’esplosione del Covid li avevamo lasciati, i liceali Z, in massa giù in piazza, striscioni megafoni e mani unite, a manifestare con Greta per salvare il pianeta nei Fridays for Future. Cresciuti fin dal nido in classi multietniche, utilizzano quale fondamento del loro linguaggio l’alfabeto del rispetto della diversità e del diritto all’autodeterminazione: guai a discriminare per etnia, aspetto fisico, scelte sessuali e religiose. Guai a imporre gabbie e disparità di genere: l’intolleranza viene esercitata solo verso chi è intollerante. Dopodiché vietato sprecare l’acqua del rubinetto, non differenziare i rifiuti, mangiare le vittime degli allevamenti intensivi. È una generazione seria e meravigliosa: solo la Dad la sta fiaccando, rischiando di spegnere nel cuore di questi ragazzi il fuoco della loro nuova concretissima utopia. Visto che se l’erano acceso da soli, starebbe a noi adulti almeno aiutarli a farlo risplendere ancora.