Giovedì 18 Aprile 2024

Bari, fermato somalo affiliato all'Isis. "A Natale metto una bomba a San Pietro"

Fermato d'urgenza il ventenne Mohsin Ibrahim Omar. Nelle intercettazioni: "Tra il 24 e il 25 c'è tanta gente nella Basilica? Buono, buonissimo. L'attentato a Strasburgo? Chi uccide i cristiani è nostro fratello"

Il somalo fermato a Bari per terrorismo (Ansa)

Il somalo fermato a Bari per terrorismo (Ansa)

Roma, 17 dicembre 2018 - Torna la paura in Italia. Un 20enne somalo affiliato all'Isis è stato fermato a Bari per terrorismo. Il giovane - così risulta dalle indagini - stava progettando di mettere "bombe in tutte le chiese d'Italia", a cominciare da quella "più grande", la Basilica di San Pietro a Roma. L'ordigno sarebbe dovuto esplodere in occasione della Festa di Natale. Questo è quanto emerge dalle intercettazioni riportate negli atti giudiziari che hanno portato al fermo d'urgenza di Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil.

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LE INDAGINI - "L'intenzione di recarsi a Roma in concomitanza del Natale", riscotruiscono gli inquirenti della Dda di Bari, si evince da alcune intercettazioni captate tra il primo e il 9 dicembre. "Mamma mia...ecco la Chiesa", dice il cittadino somalo aprendo "con ogni probabilità sul display del proprio smartphone la foto di San Pietro". "Però non è facile - gli risponde il suo interlocutore - sai com'è là il 24 e il 25 a natale, che sta papa, e tanta gente, è pieno pieno pieno". "È buono - dice il 20enne somalo - persone...pericolose, è buonissimo".  Il primo dicembre il 20enne "comincia a ragionare di progettualità operative" e già il giorno dopo si informa sulla distanza tra Bari e Roma e sugli eventuali mezzi di trasporto per raggiungere la Capitale. Nella conferenza stampa odierna gli inquirenti hanno riferito di una ulteriore conversazione intercettata il 9 dicembre, in cui l'indagato pronuncia la data del 27, senza tuttavia specificare il mese. Questo li ha convinti che "non c'era più motivo di aspettare". Il somalo è ora indagato per i reati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, istigazione a commettere reati di terrorismo e pubblica aplogia di reati di terrorismo. 

ADESIONE ALL'ISIS - Le indagini, svolte dalla Digos della Questura di Bari con l'aiuto anche dell'FBI, hanno consentito di documentare la "totale adesione dello straniero all'ideologia del cosiddetto stato islamico - spiegano gli inquirenti - e la sua organicità alla componente armata somalo-keniota di Daesh". Sui social, in particolare Facebook, il giovane avrebbe diffuso foto e post di "esaltazione al martirio" e sono stati raccolti elementi relativi all'attività di "intenso indottrinamento su un altro straniero in corso di identificazione, al quale - dicono gli investigatori - impartiva vere e proprie istruzioni teorico-operative sul concetto di jihad armato". 

ATTENTATO A STRASBURGO - Sull'attentato a Strasburgo il somalo ha commentato: "Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Da dove viene, viene. Però se uccide i cristiani è nostro fratello". Così avrebbe detto il ventenne secondo la ricostruzone degli investigatori. Intanto questo pomeriggio  il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare la morte del giornalista Antonio Megalizzi: "Non si può efficacemente combattere la subdola pervasività del crimine transnazionale o del terrorismo senza una fitta rete di contrasto che veda uniti i Paesi di tutti i continenti. Questo grave pericolo continua a manifestarsi - ha aggiunto Mattarella - da ultimo con l'uccisione a Strasburgo di cinque persone e, tra esse, anche del nostro giovane connazionale Antonio Megalizzi".