Mercoledì 24 Aprile 2024

Somalia, Libia e Afghanistan: troppi fallimenti

Antonio

Patuelli

Il dramma dell’Afghanistan è infinito, da decenni: ora è ancor più evidente. L’Occidente deve fare una riflessione più profonda. Quella in Afghanistan non è la prima missione fallita completamente. Non deve essere dimenticata la Somalia, dove vi fu, a inizio anni Novanta, una missione Onu che fu non meno fallimentare. La Somalia è da decenni luogo di ogni tipo di fanatismi, violenze e piraterie. Ancor più vicino è il fallimento dell’operazione in Libia, dove una dittatura è stata sostituita con più dittature o autocrazie in continui conflitti fratricidi. L’Onu (non bisogna dimenticarsene: esiste e deve tornare a funzionare meglio) e l’Occidente debbono innanzitutto fare riflessioni più approfondite. Asia e Africa non sono la vecchia Europa della prima metà del Novecento, dove il militarismo bellicoso dei vecchi imperi centrali fu sconfitto dagli sforzi degli Alleati europei e degli Usa che per la prima volta attraversarono l’Atlantico a sostegno dell’Europa libera. Similmente, nella seconda guerra mondiale, si trattava di sconfiggere crudeli dittature. Ma ciò avvenne nella vecchia Europa, permeata in profondità di civiltà e culture che vengono da molto lontano, dal diritto romano, dal cristianesimo (con i traumatici scismi d’Oriente e d’Occidente), dall’illuminismo e poi dal costituzionalismo. Esperienze molto lontane per gran parte dell’Asia e dell’Africa dove diversissimi sono gli usi, i costumi e le religioni plurisecolari che non vengono superati in pochi anni e con sforzi innanzitutto militari. I drammi di Afghanistan, Somalia e Libia, vengono da molto lontano e vanno affrontati innanzitutto con maggiori approfondimenti delle radici culturali di ciascuna realtà che, il più delle volte, non è omogenea in Stati nazionali, ma profondamente diversificata. Occorre, quindi, ripartire da una riflessione più profonda sui principi di civiltà, responsabilità, rispetto delle diversità, solidarietà ed insieme di libertà, perché è difficilissima e non si improvvisa l’esportazione della propria civiltà e della stessa democrazia occidentale.