Giovedì 25 Aprile 2024

Solo la cultura spegne la violenza

Le tragedie di Bologna

In questi giorni di violenza che erutta, improvvisa e incontrollata – dallo stupro in centro a Bologna alla tragedia di Alessandra Matteuzzi uccisa dal suo stalker –, c’è una storia che sconcerta, fa paura come un inghiottitoio. É quella di Davide Ferrerio. Meno esposta alle indagini dei media e delle tivù, ma non per questo meno grave o sconvolgente. Davide, ventenne tifoso del Bologna, è stato quasi ucciso per uno scambio di persona, è in coma farmacologico per una camicia bianca, è stato aggredito per un inciampo del destino a Crotone. La vita a volte assume traiettorie oblique, il male si presenta senza bussare, non chiede permesso e non dà biglietti di ritorno. Aspettava un amico per una pizzata, è stato scambiato per il molestatore di un minorenne sui social, finito nell’imboscata di un tribunale del popolo assetato di vendetta, non di giustizia. Tutte le storie di cui abbiamo parlato ci riportano a uno dei temi chiave del nostro vivere come comunità: la giustizia. Che non è vendetta, non è solo azione, è spesso prevenzione, ma è soprattutto cultura. Cultura di una non violenza, rifiuto di una umanità tossica, affermazione di una educazione civica totale. Il volto di Alessandra, che avete conosciuto nel peggiore dei modi, ne è l’esempio. Ma anche quello di Davide, con la maglietta rossoblu e l’occhiale da sole sul sorriso aperto, è una testimonianza. In tutti i casi – imprevedibili, imprevisti, intellegibili – alla base dei fatti di cui ci stiamo occupando c’è un mondo senza cultura di giustizia. Dove si pensa di poter risolvere le cose da sé oppure dove si pretende di controllare l’altro in una spirale che porta inevitabilmente solo al baratro. Su questo dobbiamo interrogarci: possiamo iniziare dalle scuole a formare personalità migliori? Perché non l’abbiamo fatto finora? Perché non ci fidiamo del sistema? Il legislatore può invertire la rotta e dare risposte che garantiscano il rispetto delle libertà personali ma difendano anche i minacciati? Ci auguriamo che la politica, così attiva sulle polemiche e nei social, sappia dare risposte a queste domande.