Giovedì 18 Aprile 2024

Solo il merito può salvare la scuola

Davide

Rondoni

Senza merito non c’è scuola, ma un’accozzaglia di procedure surreali e deprimenti. Ogni volta che il termine “merito” si affaccia all’orizzonte, si sollevano in parte gli studenti e specialmente gli insegnanti. Al che mi chiedo: ma sono tutti rimbambiti? È talmente ovvio che una scuola senza praticare valutazioni di merito è un controsenso. In qualsiasi genere di scuola (da quella di cucina a quella di calcio) il merito conta, e insegnanti e ragazzi vogliono che conti. Nella “scuola-scuola” no.

Ok, ammettiamo dunque che lì non siano del tutto rimbambiti, allora dove sta il problema, anzi i problemi per cui la parola merito fa paura e genera tensione? Ci sono alcuni problemi minori (che invece vengono spacciati per maggiori). E intendo la remunerazione e il reclutamento degli insegnanti, una falsa opposizione tra valutazioni postsessantottine o alla Frau Blücher di Frankenstein Junior.

Il vero, grande problema non lo dice quasi nessuno, perché affrontarlo implica una vera rivoluzione galileiana, e i papi e i chierici del nostro sistema educativo ne hanno una paura blu.

Il fatto è che pensare di applicare una logica di merito a una scuola che è bloccata in impianto enciclopedico fa ridere e piangere. Ridere perché pensare che la formazione reale, che rende valutabile bravo un ragazzo del 2023 passi dall’aver buoni voti “in tutte le materie” è grottesco e inutile. Ma fa anche piangere perché si continua a insistere su un paradigma fallito e fallimentare di cultura e di educazione. Occorre scoprire e coltivare talenti, non giovani detentori di inutili farsesche enciclopedie. Occorre seguire la parabola evangelica dei talenti non le cadùche ideologie francesi settecentesche. Occorre seguire un metodo educativo totalmente nuovo in cui il “merito” non si aggiunga come assurdo su assurdo. Oppure continuate pure a discutere su merito sì merito no, come rimbambiti.