Giovedì 18 Aprile 2024

Solite tensioni Meloni non ha nulla da temere

Bruno

Vespa

Giorgia Meloni non è preoccupata per le fibrillazioni della maggioranza. Quando si tratta di soldi (la legge di bilancio sarà povera, ma è pur sempre una legge di bilancio) è fatale che tutti strillino, ma il presidente del Consiglio è certo della tenuta della coalizione. Per il resto, le polemiche sull’aumento del tetto del contante si sono liquefatte quando l’Unione europea lo ha consigliato in misura doppia dei 5000 euro italiani. E quelle sul permesso di non utilizzare il Pos sotto i 60 euro si allenteranno quando la cifra sarà pressoché dimezzata (la Meloni vorrebbe portarla a 30 euro nella trattativa con l’Europa) e saranno a regime nuove forme di garanzia per alleggerire il peso delle commissioni al bar che si vede pagare un caffè con la carta di credito. Se si vuole che l’Italia moltiplichi le transazioni elettroniche come i paesi in questo senso più evoluti, bisogna mettere ordine nella giungla delle commissioni bancarie. Per quanto ne sappiamo, solo il bancomat muove quasi due miliardi e mezzo di operazioni all’anno di cui il 30 per cento sotto i 50 euro, procurando commissioni per 72 milioni di euro (pari allo 0.5 per cento). Se pensiamo al movimento delle carte di credito, largamente superiore, si può immaginare quale allarme abbia destato nelle banche il provvedimento del governo. E’ vero che non tutti i movimenti sono controllati dal sistema bancario italiano, ma l’ABI – che dimostrò grande sensibilità durante la pandemia – potrebbe svolgere una moral suasion molto attiva per favorire il riordino del sistema, se non addirittura intervenire con il fondo interbancario per attenuare il peso delle commissioni sulle transazioni minori. Il problema dei tassisti è risolto: le stesse associazioni di categoria riconoscono che un servizio pubblico non può lasciare a piedi chi non ha contanti. La battuta del tassista genovese (“E’ finita la pacchia delle banche”) è destinata a restare una battuta.