"Soldi facili, altro che la gavetta". Un esercito di centomila ragazze

Studentesse, mogli, impiegate e casalinghe: business da 1,5 miliardi di Alessandro Belardetti

Sesso

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ROMA, 17 agosto 2015 - UN MERCATO in continua espansione, formato da un esercito di 80-100mila ragazze in Italia che a ogni ora del giorno si mettono in vendita sulle webcam. Non più alla cornetta mentre allattano il neonato o stirano i panni, rispondendo al telefono dai mitici numeri 144, ma davanti al computer con la telecamera in Rete accesa. Da una decina d’anni, infatti, è esploso il fenomeno delle ‘webcam girl’: il giro d’affari è di 1,5 miliardi all’anno, le donne – di solito al di sotto dei 40 anni – si esibiscono in spettacoli a pagamento per clienti che loro stesse attirano sui siti Internet specializzati. Il più famoso è Riv, ma esistono anche Cam4, MyFreeCams, Chaturbate... Ogni mese, in media, si riversano in queste piattaforme 300mila utenti assetati di sesso on line. I top sites sfoderano numeri da capogiro, a sei zeri: se l’industria del porno tradizionale è in crisi, il mondo del webcamming invece sta registrando dati ogni anno in crescita.

DIVENTARE camgirl è molto semplice, basta iscriversi nei siti fornendo le proprie generalità, un indirizzo e-mail, un nickname, specificare le proprie abitudini sessuali (etero, bisex, lesbica, schiava o padrona) e dimostrare con un documento di essere maggiorenne. Ogni ragazza decide la propria tariffa al minuto (che va da 30 centesimi ai 3,50 euro): il gestore del sito poi si trattiene dal 30 al 75% dei guadagni, a seconda dei contratti. Già, perché esistono i contratti, o meglio regole da rispettare per le ragazze: è vietata la collaborazione con altri siti (pena la cancellazione a vita dal sito e il mancato pagamento di quanto guadagnato fino a quel momento), il gestore del sito diventa titolare dei diritti d’autore e d’immagine delle camgirl ed è vietato incontrare i clienti. Molte ragazze, stanche di vedersi togliere oltre due terzi dei guadagni dai ‘padroni’, si sono messe in proprio e utilizzano piattaforme come Skype: i rischi però non mancano, si è più facilmente riconoscibili da parte dei clienti e fioccano le truffe. Il lavoro va dalle 4 alle 12 ore giornaliere, con uno ‘stipendio’ di 1.500 euro al mese (le star arrivano sino 10mila euro a settimana).

«Sono soldi facili, non ne possiamo più di essere respinte ai colloqui di lavoro», dicono molte di loro. Questo esercito di studentesse, mogli, casalinghe, impiegate, disoccupate però non ha nessun tipo di beneficio professionale (malattia, ferie, pensione) non pagando contributi. Una sentenza della Cassazione ha equiparato il lavoro di webcam girl a quello di prostituta, nonostante non vi sia mai contatto fisico. Dunque, non è illegale compierlo (mentre lo è lo sfruttamento, l’induzione, il favoreggiamento...) ma allo stesso tempo non viene regolamentato a livello fiscale. Il mondo del camming è invisibile al Fisco e molti siti hanno la propria sede legale in Paesi ‘particolari’ come Panama, Svizzera e Stati Uniti. Ci sono ragazze, per non farsi scoprire dall’Agenzia delle entrate che esige loro le tasse (alla stregua delle spogliarelliste, inquadrate come ‘professioniste dello spettacolo’), che si fanno pagare su conti correnti intestati ad amici, parenti o compagni.

E I CLIENTI? Acquistano una carta prepagata da 25-30 euro, discutono in chat con le ragazze prima di sceglierne una, poi la conversazione si sposta in privato: da lì scatta il ‘tassametro’. Qualche ragazza racconta di essersi spogliata anche per calciatori di serie A, conduttori televisivi e attori.

di Alessandro Belardetti