Giovedì 25 Aprile 2024

"Soffocò il figlio Gioele e si uccise" Il pm: i deliri di Viviana sul demonio

Un anno fa trovati i corpi della mamma e del bimbo nei boschi. La famiglia: non crediamo che sia andata così

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di Nino Femiani

La procura di Patti mette fine, dopo un anno, al giallo di Caronia. Viviana Parisi, deejay di 43 anni, avrebbe ucciso il figlioletto, Gioele Mondello, di 4 anni e poi si sarebbe tolta la vita. Omicidio-suicidio, anche se, in subordine, il procuratore siciliano Angelo Cavallo ipotizza che la morte del bambino possa essere scaturita da una caduta accidentale o un malore. Per la procura, tuttavia, è sintomatico il fatto che l’unico materiale sotto le unghie di Viviana (indice, medio ed anulare) sia proprio quello risalente al profilo genetico di Gioele. Quindi la tesi dell’omicidio-suicidio "continua a rimanere la più probabile e fondata". Da qui la richiesta di archiviazione e il nulla osta per i funerali che verranno celebrati dopo quasi un anno dall’inizio di una vicenda che tenne l’Italia con il fiato sospeso.

Una tesi che non trova affatto d’accordo la famiglia Mondello. "Sicuramente non è ‘omicidio-suicidio’. Madre e figlio sono precipitati in un invaso profondo circa 5 metri con acqua sul fondo e lì hanno trovato la morte", ipotizza il criminologo Carmelo Lavorino, perito dei Mondello. "Una combinazione criminale – aggiunge – dopo qualche ora ha estratto i corpi e li ha traslati, la madre sotto il traliccio, sperando che gli Inquirenti cadessero nella trappola. Critichiamo profondamente il lavoro degli inquirenti e dei loro consulenti". Una scia di polemiche che accompagna il caso dal 3 agosto 2020. Il procuratore ribadisce: "Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto".

A tale proposito sono stati identificati, controllati, assunti a sommarie informazioni e intercettati per lungo tempo tutti i raccoglitori di sughero, gli allevatori e i soggetti comunque presenti nella zona. Tutti usciti puliti, nessun assassino circolante per il bosco, nessun serial killer. Ne scaturisce una deduzione investigativa: Viviana avrebbe prima ucciso il figlio di 4 anni, soffocandolo, e poi si sarebbe suicidata gettandosi da un traliccio nel bosco di Pizzo Turda. Nella richiesta di archiviazione il procuratore elenca la consulenza del professor Massimo Picozzi e intercettazioni da cui emergerebbe il malessere psichico della donna. Agli atti anche un file audio registrato dal marito. Si sente la donna gridare: "Chi deve morire qua? Dimmi un pò, chi deve morire? (...) Perché è stato toccato qualche tasto magari troppo esplosivo". Cavallo ricorda il trasporto di Viviana, il 18 marzo 2020, in pieno lockdown, al pronto soccorso dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Il medico intervenuto ha fatto mettere a verbale di averla vista sdraiata per terra, che ripeteva la frase: "Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio". Episodi non isolati, accompagnati a comportamenti singolari, come la lettura della Bibbia sul balcone di casa o nel sagrato della chiesa, in pieno lockdown. Secondo quanto emerge la dj originaria di Torino, approdata in Sicilia per seguire il marito Daniele, anche lui dj, soffriva di "manie di persecuzione, come quella di essere controllata da sconosciuti, anche attraverso la televisione e il telefono cellulare, oppure di essere pedinata da macchine di grossa cilindrata".

Potrebbe essere proprio quest’ossessione ad aver spinto Viviana, quel 3 agosto di un anno fa, a scappare da Venetico. Una corsa verso il nulla, fuggendo forse dal marito che due mesi prima le aveva inviato l’immagine di una casa di cura contro le manie persecutorie. Viviana è stata trovata morta dopo 5 giorni di ricerche disperate, l’8 agosto; il piccolo Gioele il 19 grazie all’occhio aguzzo di un volontario, ex carabiniere, che lo ha scoperto in un covo di un cane selvatico, un cinghiale o una volpe. Il bambino, tuttavia, non è stato morso né sbranato mentre era ancora in vita. È stato invece accertato come l’animale selvatico abbia svolto un ruolo di necrofago: sia cioè cibato del corpo di Gioele, ma soltanto dopo la sua morte. Gli accertamenti di genetica e di carattere veterinario hanno consentito di rilevare come gli indumenti indossati al momento dei fatti non recassero tracce di sangue.