Schiavi dei social: ansia da 'like' e legami solo virtuali

Continua il nostro viaggio per cercare di capire se stiamo allevando generazioni di "dementi digitali"

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Roma, 11 aprile 2017 - «I QUATTRO vecchi del gruppo siamo noi. Amici di scuola, di caserma, e dunque amici da tutta la vita. Eccoli qui, gli amici miei». Il vangelo del Perozzi, leggendario personaggio interpretato da Philippe Noiret, per i ragazzi di oggi è attuale e accattivante come il caschetto di Nino D’Angelo. I computer, infatti, hanno completamente cambiato il modo in cui nascono e si sviluppano le relazioni. E così non stupisce che il 57% degli adolescenti americani, secondo uno studio del Pew Research Center, abbia stretto da una a sei amicizie puramente digitali, con persone mai viste nella realtà. Molti di questi legami restano confinati nel virtuale e solo nel 20% dei casi avviene un incontro nel mondo fisico. Anzi, il faccia a faccia, è diventato quasi una scelta residuale: il 55% degli adolescenti spedisce messaggi ai coetanei ogni giorno, ma solo uno su quattro opta per un quotidiano vis-à-vis. «I social network – avverte lo psichiatra Himanshu Tyagi – offrono grandi benefici relazionali, ma rimangono potenzialmente un azzardo. L’online è un mondo dove tutto cambia con rapidità, dove le relazioni sono a portata di clic, dove puoi cancellare il tuo profilo se non ti piace e scambiare, in assoluta segretezza, un’identità non gradita con una più apprezzata. Le persone che usano il passo veloce della socializzazione digitale alla lunga possono trovare il mondo reale noioso e privo di stimoli». Ma c’è anche chi non la pensa così. Per lo psicologo inglese Graham Jones i rischi non sono poi così grandi. «Ogni nuova generazione – fa notare – ha un’esperienza del mondo differente. Le persone che sono più attive su Facebook, lo sono anche nella vita reale. Il web è un’estensione di quello che fanno già».   RESTA il fatto che la pressione per diventare o rimanere popolari online sia altissima. Secondo il Pew Research Center, il 39% dei teenager ha l’ansia di pubblicare foto, video o commenti che ricevano un certo numero di ‘Mi piace’, perché la qualità di una persona, nel mondo 2.0, si misura anche dall’influenza digitale. Se poi si scopre che il 68% degli adolescenti riceve un ampio supporto digitale durante i momenti più difficili, il cocktail esplosivo è praticamente servito: molti ragazzi fingono di essere protagonisti di eventi spiacevoli pur di raggranellare qualche like in più. E c’è chi arriva a sacrificare, come riporta un articolo dello New Statesman, l’intera famiglia sull’altare della celebrità. «Potete darmi cinque ‘Mi piace’, visto che la mia nonna è morta?», scrive ad esempio una ragazza tra gli 8 e i 10 anni sotto il video di una webstar. 

Visto il successo, con oltre 140 abbracci digitali, ci prende gusto e dopo pochi minuti rilancia: «Qualcuno nella strada dei miei nonni ha perso la vita. Potete regalarmi 100 like?» Ma al secondo tentativo, solo 14 utenti – tra i pochissimi non insospettiti dall’improvvisa ecatombe – si fanno avanti. E in casi come questi, soprattutto se si fa parte dei genitori in lista d’attesa per la cyber-immolazione, le parole del Perozzi sonovangelo: «Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano».