Smartphone, la legge e la resa dei genitori

Matteo

Massi

Ora c’è anche una proposta di legge (l’ha firmata il M5s, in calce c’è anche l’autografo dell’ex ministro Fioramonti). Come se ci fosse bisogno di una legge per definire ciò che la logica, o meglio l’educazione familiare, dovrebbe definire. Cellulari vietati (almeno) fino ai 12 anni. E così nella proposta di legge si declinano multe da 300 a 1.500 euro ai genitori che trasgrediscono. Sicuramente la soluzione sanzionatoria, in questo Paese, rimane ancora la scorciatoia più seguita. E quella più facile. Voglio raggiungere un obiettivo, vado a metterti le mani nelle tasche.

Il punto, però, su cui dovremmo interrogarci è un altro. E mette di fronte noi genitori alla domanda: è giusto che intervenga lo Stato su temi che dovrebbero essere materia integrale dei genitori? La domanda è retorica, ma non campata per aria. Se ci guardiamo allo specchio, ci rendiamo conto che per molti di noi, genitori, lo smartphone rimane la scorciatoia più facile per addomesticare i nostri figli.

E se ci guardiamo nello specchio fino in fondo, oltre a sentirci stronzi per questo, dovremmo anche ammettere che così abdichiamo al nostro ruolo educativo. Ho due cellulari e un tablet. Faccio una grande fatica, lo ammetto, a tenere le mie figlie lontane. Ci provo e a volte non ci riesco. Ma continuo a provarci. Perché sul fatto che per un dodicenne è ancora presto per armeggiare con uno smartphone, non ho dubbi. E mai li avrò.