Martedì 23 Aprile 2024

Smartphone con la scadenza Ma non basta

Lorenzo

Guadagnucci

Alzi la mano chi non è rimasto interdetto quando ha provato a sostituire la batteria del proprio smartphone e ha scoperto che non è possibile o che costa così caro da rendere preferibile l’acquisto di un apparecchio nuovo. Sconcertante e antiecologico. Dagli Stati Uniti arriva la proposta di obbligare i produttori a dotare i nuovi smartphone di una data di scadenza indicativa: l’idea è che i consumatori sceglierebbero i dispositivi con scadenze più lontane nel tempo, obbligando tutti i produttori ad adeguarsi progressivamente. Ma sarebbe una misura davvero efficace? Quanto lontane sarebbero le nuove scadenze? E che garanzie avremmo del miglior uso possibile di risorse scarse, quali sono le “terre rare”, cioè i minerali necessari per fabbricare non solo le batterie ma anche gli apparecchi? Ecco il punto: è importante che le scelte di consumo siano consapevoli, ma non è affatto sufficiente.

Viviamo l’era della scarsità (di terre rare e di aria, acqua e suoli puliti) e sono necessarie scelte collettive fatte nell’interesse pubblico, con leggi a tutela delle risorse naturali e della salute di persone, animali, piante e persino terreni e sottosuoli. Non è possibile ignorare che la filiera delle tecnologie digitali è altamente inquinante e all’origine di conflitti anche armati nonché di forme atroci di sfruttamento. Perciò gli Stati dovrebbero pretendere trasparenza e assunzione di responsabilità sulle catene di produzione nonché la minimizzazione degli sprechi, con regole precise – per cominciare – su come smartphone e altri dispositivi sono costruiti, in modo che riparazioni e cambi di batterie siano possibili e alla portata di chiunque. Su quest’ultimo punto – la riparabilità – c’è una lotta in corso e su questa varrebbe la pena concentrarsi, senza però dimenticare che c’è un’intera filiera da riformare.