"Smartphone ai bimbi vietato per legge". La sottosegretaria: fissare regole e limiti

Zampa (Salute) sposa la proposta del senatore azzurro Cangini: "L’età minima per il cellulare? Dalla quinta elementare. Più poteri alla polizia postale"

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Sottosegretaria Sandra Zampa, che effetto le fa leggere la fine di Antonella, la bimba di Palermo, suicida dopo una sfida estrema on line?

"È una sensazione terribile – risponde la sottosegretaria alla Salute –. Il ripresentarsi di queste tragedie lascia un’enorme sofferenza. Poi c’è frustrazione: da troppo tempo parliamo dell’emergenza senza agire".

Negli anni ’80 c’era l’emergenza eroina, ora i nostri ragazzi si stanno perdendo nel tunnel degli smartphone.

"Io credo sia difficile immaginare di fare scomparire il cellulare dalle vite dei nativi digitali. Dobbiamo, però, fare in modo che diventi solo una opportunità. Purtroppo registriamo forme di dipendenza in giovane età prodotte dall’esposizione troppo prolungata e senza controllo".

Vietare l’uso del telefonino per legge agli under 14, come propone il senatore Andrea Cangini, sarebbe un buon deterrente per le famiglie?

"È insensato che per guidare l’auto serva la patente e per usare il cellulare non ci siano limiti in base all’età. Gli smartphone sono potenti come le automobili, se non di più, e bisogna fare distinzioni nella possibilità di utilizzo con l’età evolutiva dei ragazzi. Vanno limitate la connessione e certe app: i bimbi non possono passare le notti svegli a chattare. Gli adulti e le istituzioni non sono riusciti a entrare in questo mondo e quindi i più piccoli non sono tutelati".

Il controllo delle famiglie e l’intervento della polizia postale, per fermare gli abusi digitali dei ragazzi, troppo spesso non bastano. Il governo ha una ricetta per salvare bimbi e giovani?

"Serve subito un tavolo, guidato dalla presidenza del Consiglio, che coinvolga la garante nazionale dell’infanzia, il garante della privacy, l’autorità delle telecomunicazioni, i pediatri, i neuropsichiatri, gli psicologi, i genitori, gli insegnanti, la polizia postale, le aziende tecnologiche. Bisogna decidere l’età per possedere uno smartphone, divieti, controlli e quali sanzioni infliggere alle aziende che producono contenuti pericolosi. Le decisioni di questo tavolo devono diventare subito legge".

Lei cosa propone?

"L’obbligo di presentazione di un documento d’identità al momento dell’iscrizione su Facebook, Instagram o Tik Tok. Collegare l’iscrizione all’identità digitale Spid è una buona idea. Poi, servono più poteri alla polizia postale e più divieti e sanzioni ai provider. Non bisogna dimenticare la formazione dei genitori, troppo lontani da questi strumenti. E i ragazzi devono conoscere a memoria il codice penale in materia: bisogna istruirli, sapendo cosa rischiano se infrangono la legge".

Se fosse vietato l’utilizzo ai più piccoli, non vedremmo più genitori al ristorante che fanno mangiare i figli mettendogli YouTube o un cartone animato. Forse, senza il cellulare-baby sitter, mamma e papà tornerebbero a educare come una volta.

"È inammissibile vedere bimbi di 2 o 3 anni incantati al ristorante con lo smartphone. Un cellulare a una certa età va proibito, ma il limite va fissato in base alle diverse età: come avviene per la divisione dell’Italia a colori, occorre modulare i divieti a seconda delle età. Un telefonino in mano puoi averlo, per esempio, a partire dalla quinta elementare. Ma questa non è una gara a chi centra l’età giusta. Si deve pensare, inoltre, a telefoni con meno funzioni per i più piccoli: smartphone adatti a ogni età".

Però serve una stretta. Le norme attuali non bastano.

"Sappiamo che sui social è vietato l’ingresso ai minori di 14 anni. Ma questo non avviene quasi mai: l’84% dei ragazzi tra i 10 e i 14 ha un profilo social, non dichiarando la verità all’accesso oppure avendo un genitore che lo copre".

Scienziati di livello internazionale paragonano il telefonino a un’arma. In America non si entra a scuola con la pistola, anche se si ha il porto d’armi. Perché in Italia non si riesce a vietare agli studenti di stare in classe con lo smartphone?

"Io sono favorevole a proibire l’uso dello smartphone a scuola: provoca solo distrazione e danni intellettivi. Quando entri, lo consegni, poi lo riprendi all’uscita".

La pandemia sta svuotando la vita dei ragazzi, che si rifugiano nell’unica realtà permanente: quella finta dello smartphone. Così rischiano un futuro di disturbi fisici e psichici?

"Molti ragazzi non vogliono più uscire, hanno difficoltà a socializzare. Se hanno sviluppato una dipendenza, confondono la vita reale con la vita digitale".