Sabato 20 Aprile 2024

Vaccino Covid, i centri: "Il problema sono le siringhe". E scoppia il caso amministrativi

L'allarme dai centri di somministrazione: le siringhe che "permettono di estrarne la quantità giusta non sono proporzionate alle fiale". Ma Arcuri: "E' falso". Fnomceo: "Iniettate dosi a personale non sanitario"

Coronaviurs, le siringhe impiegate per la vaccinazione (Ansa)

Coronaviurs, le siringhe impiegate per la vaccinazione (Ansa)

Roma, 23 gennaio 2021 - "Non mancano dosi di vaccino Pfizer, ma le siringhe di precisione". Continuano le vaccinazioni in Italia (qui la dashboard in tempo reale) fra i ritardi di Pfizer e adesso anche di AstraZeneca. Ma alcuni Centri vaccinali di diverse Regioni (tra cui Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna) avvertono che il problema non sta nel numero di dosi, quanto negli strumenti: le siringhe, "che permettono di estrarne la quantità giusta, non sono proporzionate alle fiale - spiegano -: se avessimo quelle potremmo sempre avere sei dosi per fiala e non 5, così come ha suggerito l'Aifa, e tentare di colmare il gap". I centri segnalano per questa settimana il mancato arrivo degli strumenti per le iniezioni da parte della struttura commissariale per l'Emergenza, un problema riscontrato dalla Calabria già nella settimana precedente. Ed è arrivata subito la risposta del commissario strordinario all'emergenza, Domenico Arcuri: "è falso", ha dichiarato. Il commissario straordinario all'emergenza ha poi spiegato che "in questa settimana si è provveduto a distribuire un numero inferiore di siringhe per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino". Cosa che proseguirà, ha fatto sapere, anche la prossima settimana poiché "arriveranno il 20 % per cento di fiale in meno rispetto a quanto comunicato".

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Nel frattempo, Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), lancia un altro allarme: "Circa 400mila dosi di vaccino anti-Covid, per la precisione 397.583 ad oggi, sono state iniettate a personale non sanitario e non appartenente ad aree a rischio: si tratta, presumibilmente, di personale non sanitario che lavora negli ospedali, come il personale amministrativo". Queste, rileva Anelli, "non sono categorie a rischio e avrebbero dovuto essere in coda rispetto agli operatori sanitari, inclusi odontoiatri e medici liberi professionisti non previsti invece nella prima fase della campagna di vaccinazione. Inaccettabile".

Una riunione sui vaccini è stata convocata dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, con le Regioni, per le 17. Intanto, oggi il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha fatto il punto sui vaccini, spiegando che in Italia sono "40mila" le persone, "40.293 per l'esattezza", che "hanno completato il ciclo vaccinale, la prima e seconda dose". E ha poi rassicurato sulle dosi, chiararendo che "possiamo dire che a fine gennaio l'Italia dovrebbe avere a disposizione circa 2,5 mln di dosi, che servono sia per prime immunizzazioni sia i richiami".