Mercoledì 24 Aprile 2024

Sinodo Amazzonia, l'ora della svolta: "Sí ai preti sposati"

Approvato il documento finale dell'assemblea dei vescovi. Passa la richiesta al Papa di ordinare uomini con mogli e figli. Dall'assise spinta a favore del diaconato alle donne

Papa Francesco al sinodo sull'Amazzonia (Ansa)

Papa Francesco al sinodo sull'Amazzonia (Ansa)

Città del Vaticano, 27 ottobre 2019 - I preti sposati non sono piu un tabú per la Chiesa cattolica. Il documento finale del Sinodo speciale dei vescovi sull'Amazzonia chiede al Papa l'ordinazione di uomini sposati nelle zone piú remote della regione (a patto che siano già consacrati diaconi permanenti) e non esclude che la stessa soluzione possa essere impiegata a livello universale. Mai un'assise sinodale si era spinta a tanto. Dall'assemblea arriva anche l'invito a riprendere il cammino di studio sul diaconato alle donne, nonché il via libera all'istituzione di un rito indigeno.

Sono queste le proposte piú dirompenti e significative, dopo tre settimane di lavoro in Vaticano,  emerse dal Sinodo che si chiude stamane con la messa nella basilica di San Pietro, presieduta dal Pontefice. Spetteranno a lui le decisioni finali che, come annunciato dallo stesso Francesco ieri sera in Aula dinnanzi a vescovi e religiosi, dovrebbero essere formulate sotto forma di esortazione apostolica entro la fine dell'anno.

Chiesa indigena

Articolata in cinque capitoli, con ciascun dei 120 paragrafo approvato a maggioranza dei due terzi dei 185 padri sinodali (il voto piú sofferto sul clero uxorato: 41 non placet a fronte di 128 sí), la relazione finale modella una Chiesa dal volto indigeno in un territorio che abbraccia nove Stati per oltre 33 milioni di abitanti dei quali 2,5 milioni nativi. L'inculturazione del Vangelo si accompagna all'impegno a favore di un'ecologia integrale (tutela dell'ambiente e giustizia sociale) che, da un lato, denuncia l'inquinamento dei corsi d'acqua, l'estrattivismo predatorio, la deforestazione, giunta a sfiorare il 17% della regione, dall'altra, evidenzia le piaghe che toccano l'uomo nel continente verde (alcolismo, narcotraffico, tratta, immigrazione degli indios dai villaggi alle città per sfuggire a distruzioni e sfruttamento) .

No al colonialismo

La prima, piú importante sfida per la Chiesa in Amazzonia è quella di una "conversione integrale", all'insegna di uno stile di vita semplice e sobrio. Il modello di riferimento è san Francesco d’Assisi, cantore senza ricchezze della Madre Terra. Sulle sue orme il popolo di Dio potrà porsi in uscita per proiettarsi nel cuore dei popoli nativi.  Gli errori in passato non sono mancati. Il Sinodo, riprendendo l'intervento del Papa durante la messa di apertura dei lavori dell'assise, recita il mea culpa per il coinvolgimento ecclesiale in logiche coloniali. Oggi la Chiesa ha e deve cogliere “l’opportunità storica” di fuggire le nuove potenze colonizzatrici, prestando ascolto alle tribù amazzoniche ed esercitando la sua attività profetica “in modo trasparente”.

I martiri

Il testo celebra il sangue dei missionari caduti per la tutela dei diritti degli indios e dell'ambiente. Quella che sul piano universale la Chiesa chiama 'opzione preferenziale per i poveri', nel contesto della foresta pluviale si traduce in "opzione preferenziale per i popoli indigeni". Sul punto la Chiesa si impegna ad essere loro alleata, assicurando la sua denuncia degli attacchi perpetrati contro la vita (da difendersi “dal concepimento al tramonto”), dei progetti di sviluppo predatorio etnocidi ed ecocidi e la criminalizzazione dei movimenti sociali. Si rinnova quindi lo slancio ecclesiale sul fronte educativo a partire dal rispetto e dalla promozione dell'identità nativa, compresi i saperi ancestrali della medicina tradizionale.

Preti sposati

Nell’ottica di un rafforzamento dell’inculturazione del Vangelo nella selva, che altro non è se non incarnazione della Buona novella nelle culture indigene, l’obiettIvo è rappresentato dal passaggio da una pastorale della visita a una della presenza. Decisiva è la revisione della ministerialità e della liturgia. Per ovviare alla carenza di clero e nella prospettiva di poter celebrare con regolarità la messa domenicale  anche in quei villaggi remoti dove si riesce a garantirla appena suna volta ogni due-tre anni, il Sinodo propone, al punto 111, "di stabilire criteri e disposizioni, da parte dell'autorità competente, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile". La proposta è avanzata per il contesto amazzonico, ma il documento sinodale precisa come alcuni vescovi si siano espressi a favore di un approccio universale all'argomento.

Dibattito conciliare

A ben vedere non si tratta di un via libera pieno ai cosidetti viri probati (uomini anziani sposati di provata fede). L'assemblea ha piuttosto optato per "una soluzione prudenziale", per dirla con il cardinale austriaco Christoph Schönborn, vicino a Bergoglio e tra i membri della commissione elaboratrice della relazione finale. Sempre di coniugati si tratta, ma diaconi permanenti, ovvero persone già inserite nei ministeri ordinati (nel gradino più basso della scala gerarchica). Per raggiungere il compromesso più condiviso possibile in Aula, i vescovi hanno evitato di dare carta bianca alla pura ordinazione sacerdotale di laici con famiglia, anche se devoti e stimati dalla comunità. Sotto il profilo storico è dai tempi del Concilio Vaticano II (1962-1965) che si parla dell'ordinazione di uomini sposati nella Chiesa cattolica di rito latino (quelle orientali presentano già presbiteri uxorati). Allora fu il vescovo di Lins, in Brasile, Pedro Paulo Koop, a perorare la causa sulla scia delle prime comunità paoline che presentavano un clero celibe affiancato da preti con famiglia. In sede conciliare quella proposta non ebbe seguito, complice la volontà di Paolo VI, pressato dalla Curia romana, di avocare a sé ogni decisione sul celibato. Anni dopo l'ipotesi di Laos è stata raccolta dai vescovi missionari Fritz Lobinger ed Erwin Krautler. Quest'ultimo la prospettò a papa Francesco in udienza privata nel 2014.

Più peso alle donne

Al Sinodo è scoccata anche l'ora delle donne. Ampia parte del documento conclusivo è dedicata alla partecipazione femminile alla vita della Chiesa nella convinzione che non sia piü accettabbile l'esclusione delle credenti da tutti i ministeri, ordinati (diaconato, presbiterato ed episcopato) ed istituiti (lettorato e accolitato). Sia in Aula, sia nei circoli minori, sono stati molteplici gli interventi in questa direzione. Cosí, i vescovi, dopo aver condannato gli orrori dei femminicidi e della violenza di genere, chiedono che le donne siano fatte partecipare agli organismi decisionali della Chiesa. Per loro suggeriscono la creazione ex novo del “ministero istituito di donna dirigente di comunità”. In questo modo, spiegano alcuni padri sinodali, si potrà riconoscere il grande lavoro svolto dalle laiche cattoliche che, non solo rappresentano il 70% degli operatori pastorali della regione, ma spesso concretamente già guidano le singole realtà ecclesiali. Tale proposta, perö, non convince la teologia femminile progressista, schierata a sostegno dell'accesso delle fedeli ai ministeri già esistenti e non dell'istituzione di nuovi uffici (di genere) che rischiano, è la tesi, di ufficializzare la marginalizzazione delle donne nel popolo di Dio.

Diaconato femminile

Va, invece, nel senso auspicato dalle studiose l'estensione alle credenti dei ministeri minori del lettorato e dell'accolitato, a loro preclusi in virtú del motu proprio di Montini 'Ministeria quædam' di cui il Sinodo chiede la revisione. Ma è la richiesta del diaconato permanente per le donne (senza quindi accesso al sacerdozio) la richiesta piü significativa avanzata nel documento finale. A riguardo ivescovi invocano la ripresa dei lavori della commissione di studio ad hoc voluta da papa Francesco tre anni fa. Una richiesta che il Pontefice, nel suo intervento finale in assemblea, si è subito impegnato a soddisfare. 

Rito amazzonico

Ultimo tassello per la definizione di una Chiesa dal volto indigeno, di presenza e non piü di passaggio, è la proposta di creare una commissione per l’elaborazione di un rito amazzonico che “esprima il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dell'Amazzonia”. Si aggiungerebbe ai 23 riti già presenti nella Chiesa cattolica. Non sarebbe un cambio di sostanza della messa, ma un arricchimento sul piano della forma.