Donne, divorziati e gay: la voce dei credenti che si sentono esclusi sbarca al Sinodo

Pubblicato il documento di lavoro intermedio del percorso sinodale avviato dal Papa lo scorso anno. Al centro l'accoglienza di chi si sente tagliato fuori dalla vita ecclesiale. Spazio anche alla solitudine dei preti e al dramma degli abusi sessuali sui minori

Papa Francesco, 85 anni, ha promosso il Sinodo sulla sinodalità

Papa Francesco, 85 anni, ha promosso il Sinodo sulla sinodalità

Città del Vaticano, 27 ottobre 2022 - La voce di chi si sente escluso dalla Chiesa risuona dalle pagine dell’ultimo documento di lavoro del Sinodo dei vescovi dedicato alla sinodalità. Poveri, indigeni, preti sposati, donne, divorziati, gay e vittime di abusi: le loro richieste scandiscono il senso di un testo che, pubblicato stamane e centrato fortemente sull’accoglienza, fa da bussola alla seconda fase di un iter sinodale avviato dal Papa lo scorso anno. Col passaggio dalla dimensione nazionale a quella continentale, il percorso si avvia alla duplice assise finale, la prima nell’ottobre 2023, l’altra dodici mesi più tardi, sulla falsariga del doppio Sinodo sulla famiglia del 2014. L'assemblea episcopale avrebbe dovuto chiudersi fra un anno, ma Bergoglio qualche settimana fa ha deciso di allungarne i tempi per consentire una riflessione più approfondita e approdare a riforme il più possibile condivise a fronte di sfide improrogabili per la rilevanza e la stessa presenza della Chiesa nel mondo.

Più che essere una sintesi delle relazioni stilate dagli episcopati nazionali - hanno contribuito in 112 su 114 per la Chiesa di rito latino, avvalendosi dei report delle singole diocesi scaturiti dall’ascolto della base -, il documento della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ne è un’elaborazione. Uno spaccato della pluralità di sensibilità e culture, che animano e arricchiscono il popolo di Dio, ma anche il segno sempre più evidente che questioni delicate, finora considerate esclusive del solo Occidente da alcune conferenze episcopali, siano in realtà sempre più traversali. Globalizzate nella Città di Dio come in quella degli uomini.

Paradigmatico in tal senso è il nodo dell’integrazione delle persone Lgbt. A fronte del fatto che “chiedano accoglienza soprattutto coloro che per diverse ragioni avvertono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e le proprie relazioni affettive“, il rapporto sottolinea un nuovo fenomeno nella Chiesa, una novità assoluta in particolare per il Lesotho, un piccolo Paese dell'Africa subsahariana: le relazioni tra persone dello stesso sesso. "Questa novità rappresenta un motivo di turbamento per i cattolici e per quanti le considerano un peccato - si legge nel testo -. Sorprendentemente ci sono cattolici in Lesotho che hanno cominciato a praticare questo comportamento e si aspettano che la Chiesa accolga loro e il loro modo di comportarsi. Si tratta di una sfida problematica per la Chiesa, perché queste persone si sentono escluse”.

Ampio spazio nel documento è dedicato al ruolo delle donne nella Chiesa. Da ogni continente arriva forte e chiaro l’appello, affinché le credenti “siano valorizzate innanzitutto come battezzate e membre del popolo di Dio con pari dignità“. La richiesta di per sé è una costante dei sinodi dell'era Bergoglio. L’assise sull’Amazzonia chiese di reintrodurre il diaconato femminile, da qui l'istituzione di una seconda commissione ad hoc per volere del Papa. Qualche settimana fa il cammino sinodale tedesco si è spinto addirittura a chiedere alla Santa Sede – col voto favorevole di oltre l’80% dei vescovi – di ridiscutere il niet all’ordinazione sacramentale delle donne, compreso il presbiterato. A dir la verità durante il pontificato bergogliano qualcosa è cambiato sul versante femminile: per la prima volta una donna voterà al Sinodo, si è iniziato a sxalfire il monopolio maschile in Curia, i ministeri istituiti dell'accolitato e del lettorato non sono più esclusiva degli uomini. Eppure, da quanto emerge dalle richieste della base, il processo riformatore può dirsi tutt'altro che concluso. 

Altro tema, nel documento di lavoro trova spazio la "solitudine“ dei preti con due novità di particolare rilevanza. Da un lato, si sottolinea “l’importanza di prevedere forme di accoglienza e protezione per le donne e gli eventuali figli di sacerdoti venuti meno al voto di  celibato", nell'ottica di scongiurare ingiustizie e discriminazioni; dall'altro, riecheggia la richiesta di "maggiore accoglienza e disponibilità al dialogo“ avanzata da quei presbiteri che hanno lasciato il ministero attivo per mettere su famiglia. In Italia sono oltre seimila e per la prima volta anche le loro storie finiscono all'ordine del giorno di un processo sinodale.

Al termine della fase continentale dell'iter sarà elaborato il definitivo instrumentum laboris per la prima assemblea dei vescovi in agenda. Dalla lettura del report pubblicato oggi appare chiaro che la base cattolica sia sempre più consapevole dell’urgenza di avviare riforme significative. Pastorali, ma anche dottrinali. Questioni come l'aborto, la contraccezione e il celibato dei preti adesso animano il confronto interno di tutte le Chiese nazionali. Nessuna esclusa, anche quelle non particolarmente inclini al cambiamento, per storia e cultura. Al punto che, come si legge nel documento della Segreteria generale, la comunità cattolica in Sudafrica riconosce "di non poter formulare una posizione definitiva" su questi argomenti. 

La decisione del Papa di allungare la durata del Sinodo agevola il discernimento. Può scongiurare lacerazioni insanabili fra i credenti, ma, anche non volendolo, rischia di annacquare le soluzioni che i vescovi sono chiamati ad assumere. "Il popolo di Dio converge nel chiedere un profondo rinnovamento della Chiesa", non si nasconde davanti ai cronisti il segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech. L'impressione è che davvero questo sinodo sia l'ultima occasione per rendere visibile quella Chiesa grande città, vagheggiata dal biblista Carlo Maria Martini, “le cui porte non devono essere chiuse a nessuno che chiede sinceramente asilo“. L'esodo dei credenti non è all'orizzonte, è già una realtà. In quella che a ogni latitudine più che una crisi della fede appare una crisi della religione.