Sabato 20 Aprile 2024

Sinodo sui giovani, ok all'accompagnamento dei gay. Ma salta l'acronimo Lgbt

Approvati tutti i 167 paragrafi del documento finale. Le resistenze maggiori su omosessualità, sesso e ruolo delle donne. Cambia la prospettiva pastorale, ma nessuna novità in campo dottrinale

Papa Francesco in mezzo ai padri sinodali (Lapresse)

Papa Francesco in mezzo ai padri sinodali (Lapresse)

Città del Vaticano, 27 ottobre 2018 - Qualcosa si muove. A piccoli passi  la Chiesa avanza nell’accompagnamento pastorale delle persone omosessuali e nella valorizzazione delle donne nella vita ecclesiale. Due questioni che, pur se più generali rispetto al tema specifico dell’assise, i giovani e la fede, hanno calamitato l’attenzione durante l'ultimo Sinodo dei vescovi. Fuori e in parte anche dentro l'aula dei lavori, come ammesso, non senza un pizzico di rammarico, da alcuni protagonisti dell'assemblea. 

Nella tarda serata di oggi i 267 padri sinodali hanno approvato, con la maggioranza richiesta dei due terzi dei votanti, tutti i 167 paragrafi del documento finale, scanditi in tre parti e dodici capitoli. Nessun passaggio è stato bocciato a differenza di quanto accaduto nel 2015 al termine della combattuta assise sulla famiglia.

Non che al summit sui giovani siano venute meno le opposizioni. Queste per lo più si sono palesate sulle sfide dell’orientamento sessuale, del sesso, della partecipazione femminile alle decisioni della Chiesa e, argomento più da addetti ai lavori, della stessa forma sinodale per il governo del popolo di Dio. Tutto liscio, invece, su altri ambiti significativi. Dall'uso del web (si ipotizza una sorta di certificazione dei siti cattolici per arginare le fake news) al dramma delle migrazioni, un tema sviscerato sotto piú angolature grazie alla presenza in aula di vescovi provenienti dai Paesi di origine degli immigrati.

ll numero maggiore di non placet (65 contro 178 sì) si è riversato sul paragrafo 150 che “raccomanda di favorire” quei “cammini di accompagnamento nella fede delle persone omosessuali” attivi già in alcune diocesi (come Bologna, Palermo e Padova, solo per rimanere in Italia). Si tratta in pratica di uno sdoganamento della pastorale per gay e lesbiche. Un risultato atteso da tempo da chi si batte per i diritti omosex anche all'interno della comunità ecclesiale. Tre anni fa, al Sinodo sulla famiglia, i vescovi avevano approvato l’accompagnamento dei genitori di ragazzi omosessuali, senza però andare oltre una generica accoglienza dei loro figli. Lodibattito scarto rispetto al passato recente è cosí palpabile, anche se, complice la resistenza degli episcopati africani e dell’Est Europa, non è stata confermata l’adozione dell’acronimo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) che con coraggio era stato inserito nell’Instrumentum laboris attorno a cui è ruotato il dibattito. Troppo riduttivo per i padri sinodali “definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro orientamento sessuale”.

Trentotto vescovi si sono opposti al numero 148 nel quale si richiede “una conversione culturale” al fine di favorire “la presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità”, nonché la partecipazione delle donne "ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato”.

Sulla sessualità (paragrafo 149), il fronte sul quale la Chiesa riconosce lo iato maggiore fra il suo insegnamento e la prassi dei giovani, i padri sinodali non sono andati oltre la necessità di puntare “sull’ascolto empatico, l’accompagnamento e il discernimento” nei rapporti con i ragazzi. Eppure nell’aula del Sinodo era risuonato l’invito a chiarire ed aggiornare la dottrina in materia. Tutto rimandato, a voler essere ottimisti, a un prossimo futuro. Infatti, al numero 150, i vescovi accennano al bisogno, circa questioni legate al corpo, all’affettività e alla sessualità, “di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale”.

In conclusione, se di svolta si può parlare, anche per questo Sinodo sui giovani, così come per altri momenti del nuovo corso bergogliano, tale è solo sul piano pastorale. La dottrina semmai la si lascia sullo sfondo, non la si evoca più a gran voce. Per certi versi la si problematizza, ma non la si aggiorna. Almeno per ora.