Mercoledì 17 Aprile 2024

Sinodo dei giovani al rush finale, verso una pastorale omosessuale

Domani la bozza del documento conclusivo, vescovi divisi sul sesso. Vari circoli minori invocano una partecipazione delle donne alle scelte decisionali della Chiesa. Speranza per il voto in aula anche di suore e ragazzi, maschi e femmine.

Vescovi e cardinali nell’aula sinodale

Vescovi e cardinali nell’aula sinodale

CIttà del Vaticano, 22 ottobre 2018 - Chi preme per "chiarire e aggiornare" la dottrina della Chiesa sulla sessuallità (i vescovi del circolo minore Gallicus B) e chi rilancia 'la bellezza dell'insegnamento cristiano" sull’amore e la castità (Anglicus A). Quelli che suggeriscono "una pastorale per le persone omosessuali”, comunque nel solco del Catechismo della Chiesa cattolica (Anglicus B), e altri, che, pur non volendo discriminare nessuno per l’orientamento sessuale, rivendicano l'esigenza della "conversione" per coloro che percorrono "una via sbagliata” (Anglicus D). Il Sinodo sui giovani è in dirittura d'arrivo, scatta il conto alla rovescia per il documento finale. E la dialettica tra progressisti e conservatori, consegnate le relazioni dei sedici circoli minori sull’Instrumentum laboris (l’ordine del giorno dell’assise), si acuisce sulle sfide del sesso e dell'accompagnamento spirituale di gay e lesbiche. Anche se su quest’ultimo aspetto si colgono maggiori segnali di rinnovamento. 

Domani è attesa la bozza del testo conclusivo che dovrà contenere proposte concrete, oltre che sugli argomenti più divisivi, sulla partecipazione dei giovani alla vita ecclesiale, l’utilizzo del web in campo cattolico, sul versante dell'iniziazione cristiana e della liturgia. L’elaborato sarà oggetto di un dibattito in aula fra i 267 padri sinodali che potranno avanzare degli emendamenti, in forma scritta. Sabato è previsto il voto definitivo da parte dei soli vescovi e superiori generali, sempre che il Papa, a sorpresa, non decida di ampliare la platea degli aventi diritto, accogliendo la richiesta di chi, dentro e fuori il Sinodo, spinge per far esprimere anche i 35 giovani e le sei suore responsabili di congregazioni religiose femminili, presenti in aula come uditori. Dai padri sinodali si coglie un parziale, implicito via libera, considerando che più di un gruppo ristretto (Germanicus, Hispanicus B e Gallicus C) invoca una partecipazione maggiore delle donne, anche sul piano decisionale, alla vita della Chiesa, stigmatizzando “un maschilismo duro a morire” (Italicus B).

Molteplici le attese per il documento finale, specie sul campo dell'affettività dove si coglie lo scarto maggiore fra la proposta della Chiesa e la prassi dei ragazzi. É lo stesso Instrumentum laboris a registrare la richiesta di numerosi episcopati nazionali, affinché si affronti più apertamente il nodo della sessualità. Sullo stesso tasto battono, anche se con sfumature differenti, vari circoli minori dell'assise (Gallicus B, Italicus B, Hispanicus A e Germanicus) nelle loro riflessioni sull'IL, destinato tra l’altro ad essere ampiamente rimaneggiato quale base per la stesura dell'atto conclusivo dei lavori.

I gruppi ristretti (quattro in lingua inglese, tre francofoni, tre italici, due spagnoli, uno lusitano, l’ultimo tedesco), in questi venti giorni di assemblea, hanno approfondito le tre sezioni dell'ordine del giorno, scandite dai verbi riconoscere, interpretare e scegliere. La prima fotografa lo status quo dei ragazzi di oggi, la seconda offre alcune chiavi interpretative (vocazione, discernimento e accompagnamento) della condizione giovanile, l'ultima affaccia delle linee di intervento per la pastorale. Dopo aver così invocato un maggior ascolto dei ragazzi da parte della Chiesa, in una società nella quale è palese la crisi degli adulti, acclarato il largo venir meno di una fede per tradizione di generazione in generazione, esaminato in chiaro-scuro l'incidenza del web e soprattutto marcata la necessità di recuperare la fiducia dei giovani minata dallo scandalo pedofilia, i circoli si sono soffermati sulle dinamiche vocazionali

Le relazioni evidenziano come "ogni vita è vocazione", per dirla con la sintesi efficace dell’Italicus C, moderato dal ministro vaticano della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi. Qui si gioca il nocciolo di un’antropologia della vocazione contrapposta a quella laica dell'autocreazione, basata sul semplice esercizio della libertà e giudicata “ripugnante" dai vescovi dell’Anglicus D, retto dal binomio conservatore DiNardo-Barron. I giovani, nell’ottica cristiana, sono così chiamati a discernere sulle loro scelte personali (vita di coppia, religiosa o clericale) e professionali. Ogni volta si tratta di cogliere quale sia il progetto di Dio su di loro. Fino alla vocazione ultima, profonda e disponibile per tutti: quella alla santità, offerta da Gesú, 'giovane fra i giovani' (Sant'Ireneo). In questo percorso di discernimento la Chiesa ha il compito di accompagnare i ragazzi sul modello del sacerdote Isaia con Samuele. Nessuno escluso, né chi è solo "impegnato" sentimentalmente (osserva l'Anglicus B del cardinale progressista Blase Cupich), né i single. "Per non cadere nel clericalismo" (ammonisce il dinamico Gallicus B), anche i laici possono essere guide spirituali. L'importante è avere una formazione adeguata e rispettare la coscienza di ogni giovane. 

Ma in concreto, come può la Chiesa fare in modo che i ragazzi si mettano alla sequela di Cristo? Attorno a questo interrogativo ruotano le proposte avanzate dai vescovi nel corso dell’esame dell’ultima sezione dell’Instrumentum. Innanzitutto è necessaria “una conversione rigorosa  e continua con i giovani dentro e fuori la comunità ecclesiale” (Gallicus C, moderatore il cardinale centraficano Dieudonné Nzapalainga). Le nuove generazioni non devono essere “semplicemente oggetto dell’evangelizzazione, ma agenti dell’annuncio del Vangelo” (incalza l’Anglicus A del porporato indiano Oswald Gracias). Si suggerisce anche l’istituzione, a livello universale, nazionale e diocesano, di consigli per la promozione e valorizzazione dei carismi giovanili (Gallicus B). Da alcuni cenacoli emerge poi l’urgenza di una liturgia più partecipata (Hispanicus A, Anglicus A), pur se dal fronte conservatore si mette in guardia dal porre troppo l’accento sulla “dimensione orizzontale” delle celebrazioni (Anglicus D). In definitiva il popolo di Dio deve votarsi a una doppia opzione preferenziale: per i poveri e per i giovani. Capitolo web, dall’Italicus C arriva il suggerimento di approntare “percorsi teologici e biblici” sulle piattaforme digitali, nell’idea che Internet riservi non poche insidie (pornografia online, pedofilia), ma possa anche essere uno straordinario strumento di evangelizzazione.

Numerosi circoli infine chiedono una particolare attenzione verso le persone omosessuali. Tra questi l’Hispanicus A (leggesi l’analisi della II parte dell’ordine del giorno), guidato dal cardinale Oscar Maradiaga, fedelissimo del Papa, l’Hispanicus B del prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Luis Ladaria, e l’Italicus B, relatore l’arcivescovo di Chieti, Bruno Forte, il quale, da segretario speciale dello scorso Sinodo sulla famiglia, aveva provato (senza riuscirci) a mettere in luce alcuni spunti positivi delle coppie gay e lesbiche. Nessun gruppo però ha ripreso l’acronimo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e trans), inserito, invece, per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa, non senza polemiche, proprio nell’Instrumentum laboris. Se quindi rispetto all’assise sulla famiglia, che non era andata oltre una particolare attenzione verso i genitori di ragazzi omosessuali, ha buone chance l’introduzione di una pastorale specifica per i giovani gay, l’espressione Lgbt potrebbe essere abbandonata. Una marcia indietro non senza contraccolpi per la comunità credente omosessuale che chiede di essere chiamata col proprio nome.