Sinistra attenta a non finire tra gli anti-Nato

Raffaele

Marmo

Non sono neanche usciti dal governo che già s’apprestano a trasformarsi in pacifisti da piazza. Il che può andare anche bene per chi, come Giuseppe Conte, pur votando tutti i decreti dell’esecutivo Draghi sull’invio delle armi, ha sempre mostrato più di una perplessità, per usare un eufemismo, sul sostegno militare dell’Italia a Kiev. Ma che ministri, come Roberto Speranza o come altri esponenti del Pd, facciano capire esplicitamente che sono pronti a dare man forte al cosiddetto popolo della pace, anche con "mobilitazioni popolari", lascia davvero perplessi.

Basta andare all’opposizione per diventare promotori o partecipanti di adunate che oggettivamente rischiano di essere occasioni di propaganda per un neutralismo anti-Nato che finisce per equiparare Putin e Zelesnki? Basta andare all’opposizione per dimenticare come il Pd, giustamente, sia stato il principale partito di maggioranza che ha sostenuto la politica estera di Mario Draghi, insieme, non tanto paradossalmente, con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni?

È del tutto evidente che non sono in discussione la ricerca della pace e l’obbligo del negoziato a tutti i costi per evitare la catastrofe atomica e, comunque sia, per mettere fine al conflitto. È in gioco, però, il posizionamento del nostro Paese a livello internazionale, come anche l’esigenza di contrastare i tentativi di ingerenza e di propaganda russa in Italia. Dunque, alla sinistra che si riscopre pacifista da piazza a stagioni alterne, a seconda che sta al governo o no, vale la pena rammentare la lezione di una giovane donna di sinistra senza complessi e senza opportunismi. "Qual è la via d’uscita dal conflitto tra Russia e Ucraina?", hanno domandato a Sanna Marin. E lei: "La via d’uscita dalla guerra? È una sola, che la Russia lasci l’Ucraina. Questa è la via di uscita dalla guerra".