Allarme dei sindaci: "Limiti al modello Airbnb o gli affitti per tutti volano alle stelle"

Il sindaco di Venezia Brugnaro: "Tutte le altre abitazioni risponderanno a regole diverse". Un sistema centralizzato registra posti letto, vani e presenze. "Basta furberie"

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, lo sa che lei è il primo cittadino più invidiato dai colleghi perché, per legge, è l’unico a poter regolamentare flussi turistici e affitti brevi?

"Non è merito mio ma di Venezia – risponde il fondatore di Umana Spa (nel 2021 quinta agenzia di lavoro interinale del Paese) e da quasi due anni presidente di Coraggio Italia –. Dalla scorsa estate la legge ci assegna la possibilità di individuare, “con particolare riguardo al centro storico e alle isole”, i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve. E così da qualche mese stiamo lavorando a una regolamentazione d’avanguardia".

Luigi Brugnaro, 61 anni
Luigi Brugnaro, 61 anni

Perché solo a Venezia?

"La nostra laguna è unica, ma soprattutto è un laboratorio. Venezia è al centro di tutte le emergenze contemporanee: dal clima, al quale proviamo rispondere con il Mose, allo spopolamento del centro storico, un fenomeno che si interseca direttamente con la straordinarietà dell’offerta turistica. Ma Venezia non potrà e non dovrà mai perdere la sua anima".

Come disinnescare l’effetto Disneyland?

"Non vogliamo che la città e la laguna siano solo luoghi per turisti. Non lo consentiremo. Questa deve essere anche la città dei residenti, degli studenti e di chi la vuole vivere tutto l’anno. E vinceremo questa sfida, non solo per Venezia. Tutte le ambientazioni italiane più attrattive sono destinate a vivere dinamiche simili. Ecco perché rivendichiamo il ruolo di apripista".

Nel dettaglio, qual è l’idea portante?

"Abbiamo una traccia in condivisione con tutte le categorie interessate, a partire dai proprietari. Non vogliamo calare la normativa dall’alto. Tutto va discusso, ma sempre nell’ottica del bene comune. Quella di preservare la città e i suoi equilibri; di garantire la straordinaria qualità di Venezia a vantaggio degli abitanti e degli stessi turisti. A volte basta un weekend di pioggia nelle località balneari adriatiche per moltiplicare le presenze all’eccesso. Ma la città non può essere prenotabile all’infinito attraverso canali che sfuggono ad ogni verifica. Non possiamo più permetterlo. In questa prospettiva, riprendere il controllo anche delle presenze nelle case private diventa inevitabile".

Come, in concreto?

"Io sono dell’idea che se un proprietario vuole affittare casa per periodi brevi possa farlo massimo per 120 giorni. Altrimenti, per quanto mi riguarda, quell’abitazione dovrà iscriversi all’apposito regolamento emanato dal Consiglio comunale e sottostare a regole ben determinate. Posti letto, vani, presenze: tutto verificato all’origine e centralizzato in uno stesso sistema, con vantaggi organizzativi, erariali e di sicurezza".

Non temete la reazione di Airbnb e degli altri grandi portali?

"Non abbiamo paura di nessuno. Qualche anno fa provarono a proporci pagamenti a forfait, in forma anonima, slegati da ogni corrispondenza tra abitazioni e presenze. Rifiutammo. Adesso li aspettiamo al varco".

Chi muove grandi masse turistiche ora paventa il rischio opposto. Piccoli proprietari che affittano per 120 giorni nei periodi ’top’ e per il resto del tempo si ’mimetizzano’. Non c’è il rischio di incentivare i picchi anziché spianarli?

"Non è più tempo di furberie. Chi deciderà di affittare solo per 120 giorni, deve sapere che in tutti gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia di finanza alla porta. A controllare".