Silvia Romano e la conversione all'Islam: "Una mia libera scelta"

La 25enne ha risposto per 4 ore alle domande dei pm: "Non c'è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori, mi hanno trattato sempre con umanità. Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi"

L'arrivo di Silvia Romano a Ciampino (Ansa)

L'arrivo di Silvia Romano a Ciampino (Ansa)

Roma, 10 maggio 2020 - Durante i 18, lunghissimi mesi del sequestro in Kenya, Silvia Romano si è convertita all'Islam. Dopo molte voci ricorrenti, lo ha confermato la stessa cooperante, che ha risposto per oltre 4 ore alle domande dei magistrati della procura e agli investigatori del Ros. 

"E' vero, mi sono convertita all'Islam. Ma è stata una mia libera scelta - ha detto Silvia -, non c'è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità. Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze".

Fonti investigative non escludono che possa "trattarsi di una situazione psicologica legata al contesto in cui la ragazza ha vissuto in questi 18 mesi, non necessariamente destinata a durare nel tempo. Ci sono stati altri casi in passato". Silvia Romano non la pensa allo stesso modo: "La mia conversione è avvenuta a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano. E sono stata accontentata". "In questi mesi mi è stato messo a disposizione un Corano e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po' di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento in questi mesi".

Non stupisce quindi più di tanto che all'arrivo a Ciampino la ragazza sia scesa dall'aereo completamente coperta: indossava un abito africano e sopra una lunga tunica verdina. 

Silvia Romano saluta Conte (Ansa)

La giovane ha raccontato di quando il 20 novembre del 2018 venne rapita da una decina di uomini armati a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi in Kenya. E di come sia finita in Somalia, forse nelle mani di un gruppo islamista legato ad Al-Shabaab. Lo ha fatto con lucidità, senza mai commuoversi, senza versare neppure una lacrima, con una forza d'animo che ha stupito non poco i suoi interlocutori. Silvia Romano ha fatto mettere a verbale di "essere stata trattata sempre bene", durante questa lunga prigionia. "Sono serena", ha assicurato la giovane cooperante milanese. "Mi avevano assicurato che non sarei stata uccisa. E così è stato".

Poi ha aggiunto: "In questi mesi sono stata trasferita spesso e sempre in luoghi abitati, alla presenza degli stessi carcerieri. Mi hanno portato in varie case, mi rinchiudevano nelle stanze ma mai da carcerata". Il trasferimento in Somalia è durato circa un mese: un viaggio in parte fatto in moto e in parte a piedi.

Nessuna domanda è stata fatta circa il pagamento di un riscatto per la sua liberazione.   Sequestro di Silvia Romano: la Procura chiede l'archiviazione dell'indagine per terrorismo

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