Giovedì 25 Aprile 2024

Siluro Pd a Conte: serve il rimpasto E la maggioranza va subito in tilt

Fuga in avanti del capogruppo al Senato, Marcucci: "Il premier valuti se tutti i ministri sono adeguati". Il partito sbanda, Zingaretti assicura: pieno sostegno alla squadra. Ma la Azzolina è sempre nel mirino

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di Ettore Maria Colombo

Il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, si alza nell’aula di palazzo Madama e, davanti al premier Conte, prende la parola dopo l’informativa sull’ultimo Dpcm. Scandendo le parole, dice: "Il presidente Conte valuti se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza, apra la verifica, abbiamo bisogno di una maggioranza coesa, a lei l’onore di aprire all’opposizione, trovi lei il luogo dove confrontarsi con il Parlamento che va sempre ascoltato".

Nell’aula, mentre parla, non vola un fiato, subito dopo si scatena il pandemonio. Le opposizioni urlano di gioia: "Il Pd toglie il suo appoggio" urla Salvini, "Conte dimettiti!". I 5Stelle impallidiscono imbarazzati. I renziani sorridono di gioia, per poi dire che "il rimpasto lo pone il Pd, non noi…". Il Pd sbanda. In molti la pensano come Marcucci ma non hanno il coraggio di dirlo, altri insorgono furibondi. Insomma, il Pd sta chiedendo la verifica e il rimpasto o no?

Passano poche ore e si alza la contraerea. Prima parlano i (pochi, a dir la verità) fedelissimi del segretario che sono anche senatori. Franco Mirabelli dice: "Parlare di rimpasto ora è una cosa fuori dal mondo". Per Roberta Pinotti sono "parole lunari". Poi, per evitare che si apra, nel bel mezzo di un semi-lockdown, una crisi di governo, interviene, a sconfessare in toto Marcucci, lo stesso segretario dem.

"Il sostegno del Pd a questo governo e ai suoi ministri – scandisce Nicola Zingaretti – è pieno e totale. Non in discussione. Posizione ribadita dalla direzione nazionale sulla mia relazione e all’unanimità". Incidente chiuso, quindi? Mica tanto. Nel Pd zingarettiano sono neri di bile, ma la battuta più graffiante è di un anonimo senatore: "Renzi, al Senato, ha due capigruppo, Faraone, il suo, e Marcucci, in teoria il nostro. Noi nessuno…".

Insomma, il tiro al bersaglio, da Conte, si sposta su Marcucci, la cui sedia ora traballa pesantemente. Già martedì il capogruppo dem aveva lanciato la proposta di un "comitato di salute pubblica" con l’opposizione, una sorta di anticamera del governissimo, derubricata a un "parla a titolo personale".

Marcucci prova a fare marcia indietro ("Non ho chiesto alcun rimpasto" anche perché Base riformista, la sua corrente, che esprime il ministro Guerini, è in imbarazzo.

Ma a prescindere da come finirà lo scontro interno ai dem sulla poltrona del capogruppo al Senato (si parla di una raccolta di firme contro di lui), non è che manchino gli attacchi anche dei democrat ortodossi a certi ministri. Il vicesegretario Andrea Orlando ha preso di petto la Azzolina, in merito allo scontro con alcune regioni, accusandola di "non leggere o non condividere il Dpcm".

E proprio Zingaretti ha aperto all’opposizione, in particolare a Berlusconi, con la sua lettera a Repubblica. Nel Pd la voglia di verifica (e quindi di rimpasto) c’è. Solo che Marcucci – e, ovviamente, Renzi – la chiamano con il suo nome, gli zingarettiani "verifica sull’azione di governo".