Giovedì 18 Aprile 2024

Sileri: "Quarantena breve. E no doppio tampone". Previsione: Covid sconfitto a metà 2021

Dopo lo stop del Cts, il viceministro della Salute rilancia la riduzione dell’isolamento. "Ma solo per i contatti stretti dei contagiati"

Nelle ultime settimane il numero di tamponi è decisamente aumentato: 100mila al giorno

Nelle ultime settimane il numero di tamponi è decisamente aumentato: 100mila al giorno

Per Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute, medico ed esponente dei 5 Stelle, è possibile ridurre i tempi della quarantena. Anche se il Comitato tecnico scientifico l’altro ieri ha congelato la possibilità, opponendosi, il vice ministro insiste. Il dimezzamento della quarantena si potrebbe garantire a chi è bloccato in casa perché è stato in contatto con un parente, un collega, un compagno di classe, insomma, un "contatto stretto" positivo. Ovviamente a un patto: che risulti negativo al tampone. "La mia proposta è doppia", precisa il vice ministro.

Ovvero? Giusto ridurre i giorni di quarantena per chi è in isolamento domiciliare?

"Oggi una persona va in quarantena per due ragioni: se è positiva, che non vuole dire per forza malato, deve fare un percorso particolare e attendere la negativizzazione attraverso due tamponi da effettuare a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. In questo caso dobbiamo essere cauti, perché non sappiamo quanto una persona positiva possa trasmettere il virus. Ma di certo non possiamo attendere un mese né i due tamponi negativi; ne basta uno".

E la seconda ragione?

"Altro discorso è quello del cosiddetto ‘contatto stretto’: va pure lui in quarantena dopo aver avuto a che fare con una persona risultata positiva, ma non ha sintomi e probabilmente non ha mai contratto il virus".

E qui si può ridurre la quarantena?

"In questo caso, dopo aver atteso sette giorni e un tampone negativo, questa persona è libera".

Non ci sono pericoli?

"Le possibilità che possa sviluppare i sintomi dopo questo periodo, a fronte di un’incubazione che dura 4-5 giorni, sono estremamente basse".

Il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa, dice che sarà l’ultima stagione autunnale-invernale in cui dovremo convivere col Covid. È d’accordo?

"Ha ragione Silvestri, anche secondo me è così: usciremo da questa crisi a metà 2021".

E nel frattempo?

"Dobbiamo lavorare su due binari paralleli: da una parte c’è la ricerca del vaccino, fondamentale; ma serve tempo per trovarlo e somministrarlo per arrivare all’immunità di gregge impedendo così la circolazione del virus. E poi ci sono le terapie".

Quali, in particolare?

"Quella standard, che oggi è più chiara dei mesi scorsi. Al ministero stiamo creando dei suggerimenti terapeutici da distribuire dal medico di medicina generale fino a chi è in ospedale per fare sì che si gestisca al meglio la situazione ed evitare che vengano utilizzati alcuni farmaci o magari per potere utilizzarli in una seconda fase; e non all’inizio della malattia. E poi ci sono gli anticorpi monoclonali: possono bloccare quella risposta infiammatoria che fin qui ha determinato la stragrande maggioranza dei decessi".

I vaccini sui quali l’Italia fa affidamento sono due: quello di Oxford e quello della Pfizer. Quale la convince di più?

"Su questo non posso rispondere: non ne ho la competenza né sto seguendo in prima linea la ricerca nei laboratori. Però non è importante chi arriva prima, ma chi arriva meglio. Ciò che è stato osservato nei giorni scorsi, e ha bloccato momentaneamente la sperimentazione, a quanto risulta non è correlato al vaccino. Ed è buono che si riparta in fretta, anche se rimane prematuro poter dire ‘chi, come e quando’. Il vaccino che arriverà dovrà essere sicuro, efficace e in grado di fornire una protezione duratura dal virus".

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Sarà importante, nelle prossime settimane, ricorrere al vaccino anti-influenzale?

"È giusto che quest’anno si faccia. E anzi, spero ci sia un’adesione maggiore rispetto al passato. Credo però che nei prossimi mesi l’influenza girerà meno, in quanto le stesse misure che utilizziamo come mascherina, distanziamento e lavaggio frequente della mani, servono anche per i virus influenzali. Detto questo, i nostri anziani e il personale sanitario devono essere protetti. E auspico facciano tutti una vaccinazione che, oltre a aiutare a differenziare le diagnosi, serve soprattutto come protezione verso una malattia banale, ma in grado di determinare anch’essa diverse migliaia di morti l’anno".

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